È stata fermata la sanatoria per gli immobili dei mafiosi costruiti in riva al mare. “Sanare un immobile costruito abusivamente da un mafioso sulla riva del mare, solo perché è stato acquisito dallo Stato, sarebbe stata un’aberrazione giuridica, morale, etica e politica che questo Parlamento non poteva permettersi. E così è stato grazie al nostro emendamento soppressivo che è stato approvato e ha fatto uscire dal testo della legge Urbanistica l’articolo 14 che prevedeva questa indecenza”. Lo ha affermato il capogruppo del M5S all’Ars, Antonio De Luca.

“L’approvazione di questo articolo – continua De Luca – oltre che a sollevare enormi dubbi di costituzionalità, avrebbe costituito un precedente pericolosissimo, che avrebbe spianato la strada ad altre potenziali sanatorie e questo non potevamo assolutamente permetterlo”.

Il progetto della sanatoria per immobili confiscati alla mafia sulle coste

L’Assemblea Regionale Siciliana (ARS) stava discutendo la nuova legge urbanistica che potrebbe consentire la sanatoria di immobili situati entro i 150 metri dalla battigia. La norma riguardava specificamente i beni confiscati alla criminalità organizzata e trasferiti agli enti locali. La sanatoria sarebbe stata applicabile solo agli immobili per i quali Comuni, Liberi Consorzi, Città Metropolitane e Regione abbiano dichiarato “prevalenti interessi pubblici ostativi alla loro demolizione”. Una disposizione che ha riaperto il dibattito sul condono edilizio in aree costiere, un tema controverso che tocca uno dei principi cardine della legge del 1976 che ha introdotto i vincoli urbanistici.

Precedenti tentativi di condono

In precedenza, un articolo proposto da Fratelli d’Italia, che mirava a riaprire il condono del 1985 per circa 200.000 immobili abusivi costruiti tra il 1976 e il 1983, era stato stralciato dalla legge. L’articolo 14 del disegno di legge al voto prevede di consentire la sanatoria per i beni immobili «trasferiti per finalità istituzionali dalla “Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata” al patrimonio indisponibile di Comuni, Liberi consorzi, Città metropolitane e Regione, che abbiano dichiarato l’esistenza di prevalenti interessi pubblici ostativi alla loro demolizione».