“Un tappo che soffoca la ricerca industriale. Questo è il risultato dell’abbandono del Patent Box, cioè di quel sistema di benefici fiscali sui beni intangibili (per es. i brevetti)”. Queste le parole amare di Alessandro Albanese, presidente di Confindustria Sicilia, sulla scelta del Governo di eliminare la misura dal Maxi Emendamento alla legge di Bilancio.
“La misura premiava non tanto e non solo le attività di R&S ma soprattutto la capacità di essere competitivi ed il risultato economico che ne derivava, a seguito dell’utilizzo degli asset immateriali. Se una cosa funziona, perché toglierla?”, chiede Albanese.
Grazie al “patent box” in Italia si è registrato un aumento delle domande di brevetto tra il 2018 e il 2020 dell’11,5% (11,3% solo nell’ultimo anno). Ancora più significativo il dato relativo ai brevetti concessi dall’UIBM (Ufficio Italiano Brevetti e Marchi) nel 2020 rispetto al 2019: per le invenzioni era cresciuto del 6,4% e per i modelli di utilità addirittura del 31,3% (dati UIBM – report 2019-2020).
Volendo leggere questi numeri: negli ultimi anni, le imprese italiane, soprattutto PMI, hanno rafforzato la cultura della proprietà intellettuale e rafforzato le strategie di investimento in R&S e nella tutela dei risultati di questi investimenti.
“Interrompere questo percorso virtuoso appare incomprensibile – prosegue Alessandro Albanese – . Gli investimenti in R&S devono essere programmati nel tempo e quindi è necessario che le misure pubbliche di sostegno siano stabili e certe nel tempo”.
“In una fase storica in cui, con il supporto del PNRR, il nostro Paese è impegnato strategicamente nel colmare i gap di competitività, attraverso investimenti ingenti che garantiscano la transizione green, energetica e sociale, dobbiamo sostenere con ogni mezzo la capacità del Paese di essere protagonista delle nuove tecnologie e non solo utilizzatore e compratore netto”, conclude il presidente di Confindustria Sicilia.