Palermo e Catania vicine a chi in Russia protesta contro la guerra in Ucraina. A Palermo l’iniziativa si svolge questo pomeriggio davanti al consolato russo di via Orfeo, mentre a Catania l’appuntamento è per sabato 7 Mmggio in piazza Stesicoro. E’ Amnesty International Italia che ha indetto una serie di manifestazioni per chiedere la fine della repressione del dissenso in Russia. Gli attivisti e le attiviste dell’organizzazione innalzeranno cartelli con alcuni degli slogan mostrati durante le proteste nelle città russe.
Proteste pacifiche disperse con violenza
“Dal 24 febbraio, primo giorno dell’invasione russa dell’Ucraina, migliaia di persone sono scese in piazza in molte città della Russia per manifestare il loro dissenso nei confronti della guerra – spiegano gli organizzatori del presidio -. Le proteste, del tutto pacifiche, sono state disperse con una forza eccessiva e non necessaria”.
Criminalizzato il dissenso
Secondo l’organizzazione non governativa russa per i diritti umani OVD-Info, da allora sono stati arrestati oltre 15.000 manifestanti – molti dei quali sottoposti a pestaggi e condizioni di detenzione crudeli, inumane e degradanti – e sono state avviate decine d’inchieste giudiziarie. Oltre alle norme contro la libertà di stampa, le autorità di Mosca hanno introdotto nuovi reati per criminalizzare il dissenso, in particolare quello di “discredito nei confronti delle forze armate russe. Sono state applicate anche norme preesistenti, dal contenuto vago e generico, come quelle che
vietano la “diffusione di notizie false”.
La Bielorussia mobilita le forze armate
Intanto la Bielorussia, senza anticiparlo, ha avviato esercitazioni su larga scala delle sue forze militari. Lo ha comunicato il Ministero della Difesa del Paese, mentre crescono i timori che il presidente russo Vladimir Putin possa dichiarare ufficialmente guerra all’Ucraina il 9 maggio, giorno della commemorazione della vittoria sovietica sulla Germania nazista nella seconda guerra mondiale. Il Ministero della Difesa di Minsk ha dichiarato che le esercitazioni servono a testare la loro prontezza al combattimento e non rappresentano una minaccia per i suoi vicini o per la comunità europea: “Si prevede che il test (di preparazione al combattimento) coinvolgerà il movimento di un numero significativo di veicoli militari, che possono rallentare il traffico sulle strade pubbliche”.
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