La nuova rete ospedaliera siciliana è stata adottata. Come anticipato da BlogSicilia ieri l’assessore Ruggero Razza ha firmato il decreto di adozione (che fino ad allora non c’era contrariamente alle notizie diffuse nei giorni precedenti) nel quale recepisce tutte le prescrizioni venute dal Ministero e rimodula la bozza di proposta a quanto è stato richiesto in base al DM 70 il così detto Decreto Balduzzi. La decisione segue due giorni di polemiche roventi
La nuova rete vale un anno e dovrà essere rivista nel 2020 anche se gliinterventi e i tagli previsti ne occuperanno due di anni. Ma rispetto al passato quando la Sicilia ha sempre resistito ad alcune richieste di tagli romani a cominciare dalle deroghe per tanti punti nascita questa volta l’adegumento è pedissequo.
Stop, dunque, alle deroghe, ai punti nascita sotto soglia, ai primariati da tagliare. Tutte le unità operative complesse che erano state salvate nel piano della Regione, scompaiono. Sono complessivamente 138 ma non spariranno tutte subito e neanche tutte nel corso del 2019. Entro giugno bisogna tagliarne 32, altre 46 entro dicembre 2019 e 60 entro giugno 2020.
I tagli saranno trasversali e riguarderanno 3 Chirurgie generali, 4 Medicine, 4 Ortopedie, 8 Cardiologie, 4 Neurologie, 16 unità di Oculistica, 3 di Ostetricia, 4 di Otorinolaringoiatria, 1 Pediatria, 6 di Urologia, 2 di Chirurgia plastica, 8 di Angiologia, 2 di Ematologia, 1 di Endocrinologia, 4 di Geriatria, 1 di Nefrologia, 1 di Neuropsichiatria.
Adesso parte la corsa al salvataggio del proprio reparto visto che chi verrà tagliato lo deciderà l’assessorato in base ad una serie di controlli, sempre gli stessi stabiliti dal Decreto Balduzzi ovvero indice di occupazione dei posti letto e rischio di inappropriatezza della prestazione. Corsa, dunque, a tenere i posti letto occupati per mantenere il reparto ed evitarne il declassamento
Ma la vera battaglia sarà sui punti nascita, vero tema dolente dell’intero Decreto Balduzzi. Attualmente operano in deroga i reparti del Giglio di Cefalù, Bronte, Sant’Agata di Militello, Corleone, Pantelleria e Licata, che avranno un altro anno di tempo per mettersi in regola. Solo alla fine del 2019 la Regione deciderà se chiuderli o mantenerli in vita. Per sopravvivere devono raggiungere 500 parti l’anno. Al di sotto di questa soglia la norma nazionale prevede la chiusura.
Infine ci sono le emergenze. I PIT, punti di intervento territoriale, una sorta di mini pronto soccorso locale, dovranno diminuire. Sono 23 quelli da tagliare secondo Roma. Entro dicembre 2019 ne saranno chiusi 9, gli altri 15 entro giugno 2020. E questo sarà un doppio problema. Da una partre perchè la territorialità della protesta è prevista e prevedibile, dall’altro perchè ogni chiusura di questo genere comporta ulteriore pressione sui Pronto Soccorso già intasati.
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