Stati confusionali, altro che Stati generali. Brutta, brutta aria si respira nel mondo politico italiano. E non per colpa delle mascherine che siamo costretti a usare che limitano la nostra libertà ed anche il nostro respirare. Alla vigilia degli Stati Generali, voluti dal premier Conte, è giusto interrogarsi su quale sia la strada intrapresa dalla politica. E quali siano le variabili capaci di modificare lo scenario.
Dei dieci giorni di Villa Doria Pamphili sappiamo quasi tutto: gli stuzzichini da servire agli ospiti, il timing degli interventi ed anche la lista degli ospiti. Sappiamo delle adesioni e sappiamo anche delle defezioni. Quello che non sappiamo, ed è grave, è cosa siano gli Stati generali e se a questa bislacca procedura di “assembramento” politico si possa dare una qualche valenza istituzionale. Perché non si è aperta una chiara, limpida, trasparente e costituzionale discussione parlamentare sul futuro dell’Italia? Perché spostare dall’alveo naturale, il dibattito. Egocentrismo? Arroganza? O cosa?
Su questo punto, ho ascoltato le tesi più disparate. C’è chi, come il giornalista Vittorio Feltri, le definisce una supercazzola inutile. Anche dalla sponda amica, arrivano bordate al presidente del Consiglio: Romano Prodi, padre nobile del Pd sentiment, ironizza sia sugli Stati generali, sia sulle schede prodotte dal tecnico Vittorio Colao: “belle, ma è troppo”. Una galassia di proposte, spiega Prodi, mentre l’Italia avrebbe bisogno di due o tre misure rapide. Anche Mentana, direttore ed anchorman di La7 picchia duro: “Mattarella non è stato ascoltato”, aggiungendo che dal suo punto di vista, la kermesse romana voluta da Conte è una inutile passerella. Stiamo parlando di amici ed alleati: una fronda interna alla maggioranza, pronta a diventar voragine, se pensiamo per un attimo all’entusiasmo con cui Zingaretti & co. hanno dovuto “subire” la decisione del Premier.
Sullo sfondo, i primi passi delle indagini dei magistrati lombardi. Hanno voluto ascoltare come persona informata dei fatti il premier Conte ed i ministri Speranza e Lamorgese. Non so, ma ho sempre pensato che puntare a show globali autoreferenziali porta sfiga. Non ci credete? Provate a chiedere a Berlusconi cosa accadde al vertice G7 di Napoli del 1994. Il Cavaliere voleva conquistare il mondo. Tornò a casa, purtroppo, con un avviso di garanzia.