Ancora un nulla di fatto per gli ex Pip, i precari siciliani che attendono la stabilizzazione grazie all’articolo 64 della legge di stabilità siciliana del 2018. La Consulta, la cui decisione sul ricorso proposto dal Consiglio dei Ministri era attesa il 14 gennaio, ha ancora una volta rinviato la trattazione dell’argomento. Di fatto la scelta slitta a data da destinarsi e non è possibile neanche prevedere i tempi.
Una situazione che appare sempre più complessa. L’articolo 64 della legge del 2018, infatti, è stato promulgato dalla Regione e dunque la norma è in vigore anche se su di essa pende la spada di Damocle del ricorso. La conseguenza è che da due anni, dopo decenni di precariato, i Pip si ritrovano in un limbo. La Regione, infatti, non ha completato le procedure per farli transitare nella Resais, società regionale scelta per l’operazione di stabilizzazione, ma al tempo stesso la loro permanenza nei ruoli del precariato come gestiti fino ad ora non è cosa scontata soprattutto nei comuni in dissesto o pre dissesto. Senza contare che continua a passare il tempo e ad essere negati, a questi lavoratori, i diritti essenziali per effetto dell’anomalia del loro impiego lavorativo.
“Questa situazione non è più tollerabile – tuona Mimma Calabrò segretario generale Fisascat Cisl Sicilia – chiediamo l’immediata applicazione dell’articolo 64 della legge regionale del 2018. Non si può continuare a negare i diritti ai lavoratori. Si tratta di persone per le quali le amministrazioni non versano i contributi e che hanno difficoltà perfino a gestire semplici malattie o ferie”.
La situazione di incertezza rischia di far esplodere la protesta. Nei mesi scorsi si era fatta la ricognizione di questo personale e si erano avviate le procedure per il passaggio in Resais ma poi tutto si è fermato in attesa della Consulta che adesso ha rinviato ancora ogni decisione.
Il cronoprogramma, poi, disatteso, risale addirittura ad aprile dello scorso anno. Ma tutto resta paralizzato prima per il mancato trasferimento delle risorse dalla Regione alla Resais e poi per gli evidenti problemi burocratici. Tutto palesemente studiato per aspettare una decisione della Consulta che però non arriva.
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