Tra bagliori di speranza ed ombre e volontà di riscatto, è calato il sipario, con una festa nel giorno dell’ Epifania, sul progetto “ Natale in periferia tra famiglie e territorio” promosso dal Comune della Città di Palermo.
Luci: anche i bambini dello Sperone, periferia sud tra le più disagiate, insieme ai loro genitori hanno vissuto le festività natalizie in un clima di allegria e di spensieratezza con gli operatori dell’associazione “Castello e Parco di Maredolce”, guidata da Domenico Ortolano, che hanno tenuto dei laboratori ludico- didattici nei locali dell’Associazione Tempo Libero.
“È nella mission della nostra associazione – ha detto il presidente Ortolano – promuovere e svolgere un compito educativo nel territorio di Brancaccio e dello Sperone. Ed è stata una bella soddisfazione vedere che i bambini ed i loro genitori volevano restare oltre le 18, l’orario previsto di chiusura dei laboratori perché sono stati bene”.
Dal 21 dicembre al 6 gennaio, al di là delle barriere e degli stereotipi culturali e sociali, famiglie e territorio insieme per la rinascita del quartiere, partendo dai più piccoli. “Per lo Sperone, una scommessa vincente – ha sottolineato Giusi Scafidi, responsabile del progetto – perché è impossibile pensare che le periferie siano irrecuperabili. Occorre avviare un partenariato forte tra le parti sociali, privati e l’amministrazione per iniziare un percorso di progettazione, recupero degli spazi urbani lasciati al degrado”.
Alberi di Natale in cartapesta, presepi in argilla e decorazioni sono stati realizzati grazie all’impegno di Pino Russo, presidente dell’APS “Terre buone- ceramiche d’arte”, alla maestra in decorazione, Roberta Garofalo. La direzione artistica è stata affidata a Irene Manno, educatrice ed animatrice che ha anche coinvolto i piccoli protagonisti in attività di musica e canti.
Ma allo Sperone ci sono anche ombre: un progetto che se da una parte ha valorizzato i talenti dei bambini che vivono una realtà difficile, senza spazi né servizi dove, soprattutto i soggetti ancora più fragili, come i piccoli diversamente abili, soffrono della mancanza di strutture adeguate, dall’altra ha evidenziato la mancanza di quelle opportunità che permetta loro di condividere insieme ai coetanei, esperienze comuni per non essere emarginati.
A lanciare il grido d’allarme è Luana Giglio, mamma di un bimbo di 6 anni, autistico, che ogni giorno è costretta ad attraversare la città, dallo Sperone a Viale Strasburgo, in via Belgio, per il nuoto – terapia del figlio e alla Favorita per l’ippoterapia. “Siamo dimenticati- si sfoga – basterebbe che anche periferie come la nostra potesse essere dotata di strutture adatte per i bambini che hanno delle disabilità. Sono molte le mamme che qui non sanno come fare e tengono i figli che hanno dei problemi in casa”.
Ma anche tanta volontà di rinascita: le mamme che hanno partecipato al progetto hanno scritto un appello “perchè – si legge nella lettera- il Comune possa prolungare queste esperienze per stare tutti insieme. Non c’è nemmeno un parco giochi nel quartiere Sperone dove esistono – sottolineano – famiglie e persone perbene che hanno voglia di vivere in libertà. Vogliamo andare a testa alta per costruire insieme a quanti ci daranno una mano uno Sperone ed un futuro migliore per i nostri figli”.
Alla festa di chiusura del progetto “ Natale in periferia tra famiglie e territorio” , è intervenuta Carolina Varchi, vicesindaco con la fascia tricolore da primo cittadino che ha sottolineato il percorso d’impegno intrapreso da questa amministrazione comunale “perché si smetta di parlare di centro e di periferia, perché -chiosa – Palermo è una e non ci sono cittadini di serie A e di serie B: E noi – continua – tra breve avvieremo un vero e proprio decentramento amministrativo nelle 8 circoscrizioni per offrire ai cittadini un servizio di prossimità così da evitare che si debbano recare nelle sede centrali degli uffici comunali”.
Giuseppe Federico, presidente della 2^ Circoscrizione, ha sollecitato, in occasione del 30esimo anniversario dell’assassinio di Padre Pino Puglisi, a Brancaccio, la riapertura dell’auditorium dedicato al piccolo Giuseppe Di Matteo, ucciso dalla mafia, chiuso dal 2004. Un segnale di riscatto che la città aspetta.