Una serata di carattere e di densità emotiva quella svoltasi a Palermo nell’ultimo appuntamento alla Chiesa dello Spasimo dove è andato in scena Don Gesualdo.

Un dolore universale

La storia scritta e diretta dal regista Lorenzo Muscoso, parte di Verga 100 – Manifestazione Nazionale Centenario promossa dalla Dreamworld Pictures – si unisce a quella dell’antico quartiere Kalsa, e al vissuto della Cappella che, da oltre cinquecento anni, è custode di un dolore universale, quello di Maria per Gesù, caduto sotto il peso della Croce.

Il dolore di Don Gesualdo

Oggi, il luogo, diviene lo spazio funesto in cui si manifesta un altro dolore, quello di Don Gesualdo (Alessandro Sparacino) che soffre nel rimembrare la propria esistenza. Un ritratto intimo ed espressivo, circoscritto tra le mura dell’imponente struttura, sovrastata solo dalla sublimità pittorica del genio di Raffaello, che ne rappresentò, acutamente, il travaglio. Una gabbia di afflizione causata da una coscienza che si rivela dura e vera, che strugge, tormenta, e infine, condanna. Un personaggio che si cancella di ogni fisicità, divenendo anima errante, sospesa in una dimensione onirica, che vibra nella drammaticità sonora (Riccardo Gerbino), e nel rapporto soprannaturale con la figlia Isabella (Rita Abela).

Il contesto narrativo riflesso della società contemporanea

Un racconto che conquista il pubblico presente – tra cui l’elegante parterre dell’Atelier Midali – che si ritrova sensibilmente coinvolto in un contesto narrativo, che diviene riflesso di una società contemporanea che si eleva nel corpo cromatico dei colori (G. Baglieri) che, con precisione, dipingono i moti personali e temporali.
Don Gesualdo è andato in scena a Palermo dopo il successo di pubblico riscontrato a Ragusa, Siracusa e Catania.

Il protagonista in bilico tra sofferenza e redenzione

In questa trasposizione, interpretata con forte passione da Alessandro Sparacino, come detto, e accompagnata da intime percussioni arabo – indiane di Riccardo Gerbino e la voce di Rita Abela, si racconta – nel richiamo all’Amleto – il trascorso dell’uomo, dal suo difficile rapporto con la realtà cittadina e con le donne della sua vita, la moglie Bianca, l’amata Diodata e la figlia Isabella. Uno scritto molto apprezzato dal pubblico che si è ritrovato in alcune dinamiche familiari e che vede il protagonista in un ritratto inedito, in bilico tra sofferenza e redenzione, capace di riflettere, emozionare e commuovere.

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