La polizia di Stato ha eseguito un provvedimento, disposto dal questore di Palermo, Leopoldo Laricchia con cui si sospende, per 30 giorni, l’attività di un bar dello Cheri allo Zen a Palermo.
Lo scorso 23 marzo, in via Filippo Patti, è andata in scena quella che le indagini della squadra mobile palermitana hanno ricostruito essere stata una vera e propria caccia all’uomo, a pistolettate.
Decine di colpi di pistola sono stati, infatti, indirizzati a tre palermitani, tra loro padre e figli, che soltanto per pura coincidenza sono riusciti a sfuggire all’agguato. Le indagini dei poliziotti hanno consentito di ricostruire, non soltanto, l’identità della maggioranza di coloro che formavano il commando che ha fatto fuoco su padre e figlio, che ha portato al fermo per 6 di loro.
Per la sparatoria avvenuta ormai venti giorni fa la polizia, sotto il coordinamento della Procura, è riuscita a rintracciare almeno sei componenti (4 dei quali fermati e messi in carcere) del commando armato che avrebbe aperto il fuoco contro Giuseppe e Antonino Colombo, sfuggiti all’agguato ma rimasti feriti. “L’attività investigativa – spiegano dalla Questura – ha chiarito l’antefatto e la dinamica dei fatti, storicizzandolo in un quadro di tensioni e frizioni interne al tessuto delinquenziale dello Zen”.
Secondo la ricostruzione fatta delle ore precedenti alla sparatoria, come accertato dalla polizia, il bar Chéri è stato il luogo in cui i soggetti coinvolti si sono dati appuntamento per chiarire o risolvere definitivamente la questione. “Nell’esercizio commerciale – concludono dalla Questura – sono gravitati infatti frequentatori pregiudicati la cui presenza è risultata in una pluralità di situazioni verificatesi in un significativo lasso temporale”.
Alla luce di queste considerazioni, il questore ha emesso provvedimento di sospensione della licenza del bar, per la durata di 30 giorni, che i poliziotti della divisione polizia amministrativa e sociale e del commissariato di San Lorenzo hanno eseguito, facendo scattare i sigilli al locale.