Padre e figlio facevano parte di bande diverse che si contendono il controllo dello spaccio allo Zen. Per questo, secondo le indagini della squadra mobile, Calogero Moceo di 20 anni avrebbe cercato di uccidere il padre Benedetto, nel pomeriggio di domenica scorsa.
La polizia di Stato ha eseguito il fermo disposto dalla Procura di Palermo di Calogero Moceo, in quanto ritenuto responsabile del tentato omicidio del padre Benedetto al quale ha sparato, inseguendolo sui tetti dei palazzi, domenica scorsa allo Zen di Palermo.
Benedetto Moceo, 47 anni, è stato colpito da tre proiettili che lo hanno raggiunto al torace, al collo piede e ad una gamba. Soccorso, è stato trasportato all’ospedale di Villa Sofia.
Il tentato omicidio, aveva fatto pensare, in un primo momento, ad una guerra per il controllo del traffico di droga nel difficile quartiere palermitano.
Ipotesi che sembrava suffragata da un altro episodio: tre giorni prima del ferimento di Moceo, qualcuno aveva accoltellato, poi sparandogli, un giovane turco di 28 anni in via Costante Girardengo.
Calogero dopo avere sparato contro il padre era fuggito in treno verso Napoli. Gli agenti erano già sulle sue tracce. La sparatoria di domenica è legata a quella di giovedì dove a restare ferito in un agguato era stato Khemais Lausgi,vicino a Calogero.
Questa mattina il giovane è stato bloccato all’aeroporto di Palermo mentre stava rientrando. “Questo tentato omicidio si inserisce nei movimenti interni alla gestione del traffico di droga – dice Rodolfo Ruperti capo della mobile di Palermo – Più di questo al momento non possiamo dire visto che sono in corso ancora indagini per individuare il motivo preciso della lite fra padre e figlio”.
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