L'istituto bancario ha presentato ricorso in appello

Sottratti illecitamente oltre 160mila euro del conto, Banca condannata a risarcire insegnante

Un’insegnante palermitana ha ottenuto il risarcimento da una banca che, con un promotore finanziario, aveva gestito i suoi risparmi. Per dieci anni approfittando della buona fede della donna, si sarebbero appropriati delle sue somme. A difendere la professoressa sono stati l’avvocato Alessandro Palmigiano e Mattia Vitale. Il promotore finanziario che aveva proposto l’operazione godeva di ottima reputazione professionale.

La banca, a differenza di altri istituti di credito, non aveva una diffusione capillare nel territorio attraverso agenzie e sportelli e quindi la gestione fiduciaria era essenziale, anche perché il tipo di conto non consentiva l’accesso telematico: per anni, così, tra il 2006 e il 2016, l’insegnante non si sarebbe accorta di nulla. Successivamente la stessa direzione generale dell’istituto di credito l’aveva informata che erano state registrate anomalie nella gestione del suo conto.

Operazioni sul conto mai autorizzate

Dopo ricerche e analisi svolte da un consulente era emerso che dal conto corrente erano state effettuate una serie di operazioni mai autorizzate, con la sottrazione di oltre 160 mila euro. La cliente aveva iniziato una causa sostenendo che ci fosse una responsabilità diretta e contrattuale della banca, che aveva manifestamente violato l’obbligo di consegnare direttamente al cliente i codici segreti di accesso al conto e ogni apparecchiatura necessaria per compiere operazioni dispositive on line.

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Il consulente è stato radiato

Il promotore, con delibera Consob, era stato prima sospeso e poi radiato dall’albo unico dei consulenti finanziari.

Giudice ha condannato banca a rimborso

Ora il giudice della quinta sezione civile del tribunale di Palermo, Francesco Paolo Torrasi, ha accolto integralmente le ragioni dell’insegnante, condannando la banca al rimborso della somma di 161.840,86 euro oltre interessi e spese, per responsabilità oggettiva.

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Il tribunale ha accertato quanto sostenuto dagli avvocati. Risultava aperto un conto corrente all’insaputa dell’insegnante, sul quale venivano versate somme di denaro dal conto originariamente aperto, senza autorizzazione, assegni falsi, addebiti Rid a favore di società sconosciute, operazioni di disinvestimento e riscatto di polizze. La banca ha presentato appello.

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