“L’uguaglianza non consiste nel considerare tutti uguali ma nel dare pari opportunità”. A dirlo, con grande determinazione, è Giovanna Scelfo, energica presidente per il biennio 2024-2025 del Soroptimist International Club Palermo, e che ha accettato di fare una chiacchierata con BlogSicilia in merito agli obiettivi del club, impegnato su più fronti: dalla formazione alle culture di genere e lotta agli stereotipi, sino al contrasto alle diseguaglianze e alla prevenzione della violenza, attraverso numerosi progetti che tutelino sempre di più le donne, i minori, le persone in condizione di fragilità.
Cos’è il Soroptimist International
Soroptimist International è una organizzazione mondiale formata da donne impegnate in varie professioni. Il Club di Palermo, uno dei più antichi d’Italia, è stato fondato nel marzo del 1957.
Chi è Giovanna Scelfo
Voce limpida e occhi attenti a quanto la circonda, Giovanna Scelfo, classe ’65, è imprenditrice con funzioni di dirigenza nell’azienda di famiglia Segesta Autolinee Spa. Guida il Club di Palermo con contagioso entusiasmo. Da anni collabora con associazioni femminili che valorizzano l’empowerment femminile.
L’impegno del Soroptimist Club di Palermo
Tra gli obiettivi del Club l’avanzamento della condizione femminile e la piena realizzazione delle pari opportunità e dei diritti umani. Come si fa a concretizzare propositi tanto impegnativi e trasformarli in realtà?
“Il Soroptimist – spiega Scelfo – è un sodalizio su base volontaria impegnato in progetti concreti che vengono tradotti in realtà attraverso tre linee di azione: presa di coscienza, sostegno e azione. Quando parliamo di presa di coscienza intendiamo fare riferimento a iniziative che servono a sensibilizzare le autorità, le istituzioni e le donne stesse sul loro valore attraverso eventi creati ad hoc e convegni. Il sostegno ha come finalità il supporto alle donne nell’accezione più ampia, soprattutto per coloro che vivono in condizione di marginalità, come le detenute, le immigrate o le donne vittime di violenza. L’azione, invece, si traduce fattivamente nella realizzazione di programmi comuni a livello nazionale e declinati sul territorio da ciascun Club con differenti sfumature, in base alle necessità proprie del territorio. Esiste una rete di sostegno per far comprendere alle donne che non sono sole. Il progetto, dal nome ‘Sentinelle’, è indirizzato a persone comuni, a ciascuno di noi. Laddove qualcuno venga in contatto con una donna che abbia esigenza di essere tutelata perché a rischio di subire violenza, o già vittima di violenza, si interviene. Ovviamente è necessario un percorso di formazione. Noto che di violenza sulle donne e di come prevenirla si parla sempre più spesso, anche perché è un fenomeno esploso in tutta la sua drammaticità. Il ruolo della stampa, delle tv, e delle campagne istituzionali, come quella relativa al numero 1522, è molto importante. Purtroppo non esistono più ambiti dai quali escludere la violenza sulle donne, ormai investe tutti i livelli sociali”.
Le azioni concrete del Club a sostegno delle donne e dei minori
La violenza sulle donne fenomeno, è triste constatarlo, trasversale. Come agire? “Abbiamo – prosegue la presidente del Soroptimist Club Palermo – programmi formativi che servono a preparare ‘il fronte’, cioè coloro che stanno in prima linea nell’accogliere e difendere le donne. Parlo dei pronto soccorso, delle caserme dove avvengono le denunce, dei tribunali. Si tratta di percorsi formativi che devono essere continuativi e riguardare tutti. Per quanto concerne i pronto soccorso abbiamo proposto di inserire il codice ‘Rosa bianca’, accanto a quelli tradizionali del triage, per i bambini o le donne vittime di violenza. La formazione, poi, deve avvenire a più livelli, soprattutto nei luoghi dove le donne vanno a denunciare le violenze subite, come le caserme dei carabinieri. Bisogna creare per loro un ambiente ospitale, non freddo, anche perché le donne che decidono di denunciare potrebbero avere dei figli al seguito. Serve un ambiente confortevole, che ricordi una casa”.
“Poliziotti e carabinieri, inoltre, necessitano di kit tecnologici che permettano loro di videoregistrare la denuncia, cogliendo così tutto il disagio e la paura delle vittime anche attraverso il linguaggio non verbale, i gesti, i silenzi. Per quanto riguarda i tribunali, il nostro obiettivo è ottenere a Palermo un’aula di ascolto dei minori, sul modello di quanto realizzato da un Club del Soroptimist in Veneto. L’aula è costituita da due ambienti: il primo, simile a una casa, dove un bambino, ad esempio, può trovare giocattoli o libri per la sua età e mettersi a proprio agio. Il secondo presenta una tecnologia avanzata che registra le azioni nello spazio del bambino, e permette di leggere quello che il bambino spesso non sa o non può esprimere, soprattutto se molto piccolo, perché ha un ventaglio di parole limitato”.
“Vogliamo inoltre realizzare, nelle case circondariali, lo ‘Spazio giallo’, cioè un ambiente che possa favorire il dialogo tra bambini o adolescenti e genitori in carcere. Pensiamo a quanto possa essere traumatico per un adolescente fare visita in carcere a un genitore detenuto. Lo Spazio giallo sarà un abbraccio, un luogo confortevole”.
Tornando alle donne, le azioni del Club a loro sostegno, sono molteplici. Lo conferma Scelfo: “Noi vogliamo che le donne siano a proprio agio in diversi contesti. Pensiamo a un gesto bellissimo e responsabile come l’allattamento di un figlio. Ebbene, spesso mancano, nelle nostre città, spazi per l’allattamento. Mancano anche a Palermo, nonostante sia una città accogliente e turistica, visitata da persone di ogni età e tantissime famiglie. Abbiamo proposto di realizzare, nei luoghi più affollati dai turisti, come i musei, dei ‘pit stop’ dove le mamme possano allattare con tranquillità e con tutti i comfort del caso i propri bambini”.
Gli incontri nelle case circondariali
Tra le iniziative del Club palermitano anche l’impegno per le donne detenute. “L’incontro con loro è un’esperienza – spiega Scelfo – che tutte noi dovremmo fare. Significa toccare con mano la marginalità nella quale vivono. Il non sentirsi dimenticate da noi donne che viviamo dall’altra parte delle sbarre, ha un grandissimo valore per le detenute, che noi chiamiamo “signore”. Quando chiami “signora” una donna detenuta, il suo viso si illumina, si sente di nuovo parte della società. Abbiamo organizzato incontri tra donne professioniste, come avvocate o imprenditrici, e detenute, che, nonostante i percorsi di vita differenti, si rispecchiano molto nelle donne che incarnano valori positivi, per loro diventano un modello da seguire, un modello per il futuro. In carcere c’è un mondo diverso dal nostro, e per le detenute, interagire con noi, che a differenza loro, possiamo alzare gli occhi al cielo e vederlo, ha un grandissimo valore. Anche per noi questi incontri sono assai benefici, ci inducono a riflettere, a non smettere di chiederci come migliorare la vita di chi ha commesso uno sbaglio ma vuole tornare a condurre un’esistenza normale”.
Donne e sport
Un altro settore della società nel quale è impegnato il Soroptimist International d’Italia, la cui presidente è Adriana Macchi, è quello dello sport. “In particolare – puntualizza Scelfo – ci stiamo occupando come Club, in tutta Italia, di riportare all’attenzione pubblica il binomio donne e sport. La nostra presidente, donna molto in gamba, ha compreso che nell’ambito sportivo c’è da colmare un divario di genere più accentuato rispetto ad altri settori. Stiamo ideando delle iniziative, che non posso ancora anticipare, ma che permetteranno alle donne di vivere il meraviglioso mare che lambisce Palermo. Arriveranno nella nostra città, per un evento, donne che hanno subito la mastectomia, e quindi operate di cancro al seno che praticano sport acquatici come nuoto e canottaggio. Attività che aiutano a prevenire la formazione del linfedema. Anche nello sport le donne ‘soffrono’ di una concezione ancora sbagliata: gli atleti uomini sono considerati professionisti sempre, le donne non ancora. E’ come se non venissero prese sul serio”.
La fatica delle donne per l’affermazione
Il Soroptimist Club Palermo valorizza l’emancipazione femminile. Ma le donne, ancora oggi, fanno più fatica, rispetto agli uomini, ad affermarsi. Perché?
La risposta arriva senza esitazione: “Nel Novecento – commenta Scelfo – , grazie alle lotte delle nostre nonne e mamme, abbiamo coperto o comunque superato il gap che ci impediva di raggiungere i ruoli chiave della società. Molte cose sono cambiate, per fortuna, ma bisogna lavorare ancora. Le donne sono indubbiamente più preparate degli uomini, la percentuale di donne vincitrici di concorsi pubblici, solo per fare un esempio, è più alta di quella degli uomini. Però viviamo ancora in una società che ha una struttura, un’impostazione maschile. La nostra generazione ha ancora tanto da fare: dopo aver ottenuto questi ruoli serve l’impegno di tutte e tutti affinché la società sia strutturata anche in base alle esigenze delle donne. Pensiamo alle lavoratrici che devono fare turni di lavoro notturni: per loro non è agevole, perché comunque, pur avendo un partner collaborativo nel migliore dei casi – e non è detto che sia sempre così -, alle donne spetta ancora la ‘regia’ e l’organizzazione della vita familiare. Siamo noi ad accudire figli e genitori. Serve dunque maggiore elasticità a favore delle donne anche sui luoghi di lavoro. Dobbiamo rivendicare una società che tenga conto delle esigenze delle donne e cambiare il contesto che ci circonda”.
“La Palermo che vorrei”
Il 5 febbraio, al Circolo Unione, si è tenuta l’iniziativa “Il Soroptimist Club di Palermo incontra la città”, fortemente voluta da Giovanna Scelfo, e che ha coinvolto anche alcuni rappresentanti delle istituzioni, come il sindaco Roberto Lagalla. Si è parlato de “La Palermo che vorrei”. Quale ritratto ne è venuto fuori?
“La Palermo che vorrei – puntualizza la presidente – è una città che dobbiamo riscattare e migliorare. E’ una città nella quale a nostro avviso è bello vivere, nessuna di noi sostiene il contrario, ma che presenta delle criticità, come tutte le grandi città. E’ una città che vogliamo portare alla ribalta, mettere in luce, valorizzare con alcune iniziative che a me piace definire “di civiltà”. Non è una espressione scelta a caso, per civiltà intendo della città e dei cittadini. E’ una città che in parte esiste già e in parte no, ciò che manca dobbiamo costruirlo noi rimboccandoci le maniche. Le tante iniziative del Club trovano riscontro e risposta immediata in città, come se tutti non aspettassero altro che potersi adoperare per il bene di Palermo. In occasione dell’iniziativa ho voluto donare agli ospiti lo “Zibaldone palermitano” scritto da Edoardo Lazzara. E’ un libro con il quale ho avuto un incontro fortuito e direi fortunato. E’ un gesto d’amore di Lazzara per la città. E’ un’agenda con i giorni della settimana, racconti, storie, curiosità su Palermo con riferimenti ai monumenti, ai giardini, alle zone da non dimenticare, alle strade che non esistono più, ai detti popolari, a concittadini magari un po’ bizzarri ma rappresentativi di noi palermitani, che desideriamo, tutti, e vorrei sottolinearlo, il riscatto della nostra città”.
Palermo violenta e il valore del rispetto
Il Soroptimist Club Palermo è impegnato anche nella promozione dei valori del vivere civile. La nostra città recentemente sembra aver perso la bussola. Come porre un freno alla violenza dilagante in questo momento?
“La violenza – conclude Scelfo – va innanzitutto prevenuta. Il nostro motto di quest’anno è “il valore del rispetto”. Bisogna insegnare, sin dalle scuole elementari, cosa significa rispetto nel senso più ampio: per le donne, per le diversità, per le persone in condizione di fragilità. Bisogna anche rispettare gli istitutori dei nostri ragazzi che saranno i cittadini di domani. Il rispetto va spiegato e inculcato a partire dai luoghi nei quali i nostri ragazzi vengono educati. Oggi, invece, come ci raccontano i giornali, ci sono genitori che aggrediscono gli insegnanti dei figli perché questi ultimi hanno ottenuto un giudizio diverso da quello che si aspettavano. Un genitore che fa una cosa del genere ‘uccide’ il proprio figlio, non gli insegna niente. E quel figlio, domani, non avrà rispetto per nessuno, meno che mai per le istituzioni”.
Inoltre: “Anche le istituzioni, come quelle scolastiche, vanno rispettate, sempre. Così come i tutori dell’ordine e della sicurezza dei cittadini, cioè le forze dell’ordine. La notizia dell’aggressione a poliziotti e carabinieri, intervenuti per sedare una rissa, avvenuta in piazza Don Sturzo, deve farci riflettere. Nella nostra società stiamo rischiando una pericolosa inversione dei ruoli, e la democrazia sta diventando anarchia. Il rispetto deve essere a tutto tondo: non bisogna rispettare solo chi ha ‘potere’ ma anche chi quel potere non lo possiede perché più fragile, come le donne. Il rispetto porta all’uguaglianza, che non vuol dire essere tutti uguali, ma riconoscere e dare pari opportunità. Forse, sinora, non abbiamo aiutato i nostri ragazzi a comprendere bene cos’è il rispetto, necessario nelle azioni e nei comportamenti, nel linguaggio e nella quotidianità. Alle donne in generale ma anche alle mamme spetta un grande compito educativo: pretendere e rivendicare rispetto, insegnare a praticarlo. Credo sia questa una delle strade da percorrere per migliorare la società”.
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