Gli agenti della squadra mobile nel corso delle perquisizioni dopo le sparatorie in corso dei Mille e allo Sperone hanno trovato una pistola calibro 38 e 370 mila euro in contanti. Un uomo che teneva in casa la pistola e diverse munizioni è stato arrestato mentre i due che avevano uno 350 mila euro e un secondo 20 mila sono stati denunciati. Tutti e due sono stati denunciati inoltre perché trovati in possesso di armi non denunciate. In un caso si trattava di una baionetta, mentre nel secondo di una pistola a tamburo.

L’operazione organizzata dalla questura, alla quale hanno partecipato circa 100 uomini, appartenenti alla squadra mobile, alla Digos ai commissariati cittadini, al reparto prevenzione crimine, alla polizia scientifica ed alle unità cinofile del Upg e Sp., è susseguente al gravissimo episodio di violenza verificatosi lo scorso 26 febbraio che ha visto la morte ed il ferimento in strada di due giovani appartenenti al quartiere “Brancaccio” ed è stata volta a rispristinare il controllo del territorio nel predetto quartiere.

Omicidio e sparatoria allo Sperone, gli indagati rimangono in carcere

Il gip di Palermo non ha convalidato il fermo di Camillo e Antonio Mira, padre e figlio, ed Alessio Caruso, coinvolti nell’omicidio di Giancarlo Romano, il boss ucciso allo Sperone nei giorni scorsi.

Secondo il giudice non c’era il pericolo di fuga, presupposto del fermo, ma per tutti e tre è stata disposta la custodia cautelare in carcere.

La vicenda nasce dalla richiesta di saldare un debito di circa 2.500 euro che Caruso, emissario del capomafia, fece ai Mira. La somma era una sorta di pizzo sulla gestione delle scommesse online, attività svolta da Pietro Mira, figlio di Camillo e fratello di Antonio.

Agli uomini di Alessio Caruso, arrivati in prima battuta a riscuotere, Pietro Mira disse di non avere i soldi e chiese di aspettare qualche giorno. Ma l’esattore di Romano non aveva intenzione di attendere. E così si ripresentò nel garage di via XXVIII Maggio dove si svolge l’attività di raccolta scommesse. All’ennesimo rifiuto di pagare Caruso reagì ferendo al volto Mira. Un affronto che il padre e il fratello hanno tentato di vendicare. La famiglia e Caruso e i suoi si sono rincorsi e affrontati a colpi di pistola per tutto il pomeriggio, fino a presentarsi nel negozio gestito da Romano dove c’è stata l’ennesima sparatoria. Il boss è rimasto ucciso mentre Alessio Caruso, ferito in modo grave, è stato portato in ospedale per essere sottoposto ad un delicato intervento chirurgico.