Milena Vukotic, Lucia Poli e Marilù Prati sono le protagoniste di Sorelle Materassi di Aldo Palazzeschi nell’adattamento di Ugo Chiti, che debutta al Teatro Biondo di Palermo venerdì 1 febbraio alle ore 21.00 nella messa in scena di Gitiesse Artisti Riuniti diretta da Geppy Gleijeses. Nel cast anche Gabriele Anagni, Sandra Garuglieri, Luca Mandarini e Roberta Lucca. Le scene sono di Roberto Crea, i costumi di Ilaria Salgarella, Clara Gonzalez e Liz Ccahua coordinate da Andrea Viotti di Accademia Costume & Moda; musiche di Mario Incudine e luci di Luigi Ascione.
Repliche fino al 10 febbraio.
Sorelle Materassi è considerato il capolavoro di Aldo Palazzeschi. Gli adattamenti del romanzo hanno sempre goduto di straordinario successo, al cinema come in televisione e in teatro. In questo caso, Geppy Gleijeses si avvale dell’adattamento originale scritto per l’occasione da Ugo Chiti, uno dei più importanti drammaturghi italiani, e dell’interpretazione di tre straordinarie attrici come Lucia Poli, Milena Vukotic e Marilù Prati.
Ambientato nei primi anni del XX secolo, nel sobborgo di Firenze Coverciano, narra la vicenda di quattro donne che vivono una vita tranquilla e isolata. Tre di esse – Teresa, Carolina e Giselda – sono sorelle: le prime due sono nubili, la terza è stata da loro accolta essendo stata respinta dal marito. Teresa e Carolina sono abilissime sarte e ricamatrici e passano le giornate cucendo corredi da sposa e biancheria di lusso per la benestante borghesia fiorentina. Giselda, delusa dalla vita, tende all’isolamento e si lascia tormentare da un rabbioso risentimento. Una dose di ottimismo e di serena saggezza è introdotta nella vita familiare dalla fedele domestica Niobe, che tranquillamente invecchia insieme alle padrone. Tutto sembra scorrere su tranquilli binari quando nella casa giunge Remo, il giovane figlio di una quarta sorella morta ad Ancona. Bello, pieno di vita, spiritoso, il giovane attira subito le attenzioni e le cure delle donne, i cui sentimenti parevano addormentati in un susseguirsi di scadenze sempre uguali. Istintivamente, Remo si rende conto di essere l’oggetto di una predilezione venata di inconsapevole sensualità e approfitta della situazione ottenendo immediata soddisfazione a tutti i suoi desideri e a tutti i suoi capricci, fino a quando la situazione precipita.
Note di regia
Affrontare Palazzeschi e Sorelle Materassi esigeva anzitutto un’esatta collocazione di uno straordinario romanzo in un genere teatrale: cosa può diventare, o meglio, cosa può rappresentare “in nuce” Sorelle Materassi? Una commedia, una tragedia, un grottesco, un vaudeville, una farsa? L’esercizio non è ozioso, perché l’inserimento (apparentemente pedestre) in un genere, ti indica una strada. Ebbene Palazzeschi ti fornisce una quantità di segnali fuorvianti, attraverso la sua personalità e il romanzo in oggetto. Futurista nel 1910, pacifista nel ’14, toccato dall’esperienza dell’avanguardia nel ’20 (il “ritorno all’ordine”), lo ritroviamo nella ripresa sperimentale delle avanguardie degli anni ’60, oggetto di culto del gruppo ’63 e di Alberto Arbasino – suo splendido esegeta – in particolare. Poeta, prosatore, drammaturgo, romanziere, giornalista, ancora poeta. Cos’è Palazzeschi? Cos’è quindi Sorelle Materassi?
Palazzeschi è un autore che vive e scrive in una inconfondibile e quasi cinica giocondità, con un suo nichilismo generoso, ma c’è qualcosa in lui di meravigliosamente oscuro, enigmatico e inafferrabile. Mi viene in mente un titolo di Ruccello: Piccole tragedie minimali. Non abbiamo cercato in lui lo spessore della tragedia, né fino in fondo atmosfere cechoviane (anche se punti di contatto ve ne sarebbero), ma solo un gioco estenuato che si scioglie in una “impossibilità del dramma”. L’autore non lo cerca e il romanzo non ne ha la “struttura”, non ne sopporterebbe il peso. Teresa e Carolina, in un finale apparentemente fosco, tipo Corvi di Becque, in mezzo a cambiali, ipoteche, alla rovina della fine di ogni speranza, non si incamminano sul sentiero de I Malavoglia, ma chiudono la storia rovistando tra le foto dell’atletico nipote in costume semiadamitico e accettando la proposta di Niobe di lavorare per la ricca piccola borghesia di Coverciano piuttosto che per la nobiltà fiorentina. Un gioco, delizioso e sottilmente crudele.
In un trionfo di motori rombanti alla Boccioni-Balla, di giovani “fassisti”, massaie prolifiche, edilizia monumentale e altre amenità dominanti (oddio, il “piombo” puniva davvero), ci ritroviamo tra beghine sole, un po’ disperate e fisicamente aride come “catini di zinco”, avarizie sordide di vecchi bottegai, esistenze inutili che sfioriscono e appassiscono nei retrobottega senza monumenti e senza vetrine, in simbiosi con macchiaioli come Signorini e Lega e i loro cortiletti campestri e le toilette mattutine alla “Maison Tellier”, o come gli intonaci scrostati di Ottone Rosai. Ma non si scherza! Quando Palazzeschi dedica un capitolo alle nozze provinciali e grandiose di Remo e Peggy è grande come solo Tomasi di Lampedusa nel ricevimento del Gattopardo.
Ugo Chiti, da questo dedalo di segnali, spesso non univoci ma splendidamente fuorvianti, è uscito scrivendo, a mio avviso, una delle più belle “novità italiane” degli ultimi anni, con spirito e delicatezza. Lucia Poli, attrice immensa e mia prediletta compagna d’arte, gioca con toni duri e abbandoni a cui né lei né noi possiamo resistere, Milena Vukotic distilla deliqui, smancerie e piccole ribellioni con il raro dono della grazia, Marilù Prati porta, da par suo, una ventata rivoluzionaria da povera pasionaria violata covercianese e tutti gli attori perfetti, lo scenografo, le costumiste e il maestro delle luci di questa “commedia” (sì, definiamola così) mi hanno più o meno consciamente indicato la strada che spero avrebbe gradito quel burlone di Palazzeschi, la piccola tragicommedia minimale. Perché lui era fatto così: ad Arbasino, che lo intervistava sui sublimi e banalissimi ricordi della sua infanzia apparsi sul “Corriere della Sera”, rispondeva: «A Ugo Ojetti quegli articoli piacevano molto… ne domandava anche due o tre al mese, mentre io più di uno non riuscivo a farne mai… E mi piacevano così poco…».
Geppy Gleijeses
Sorelle Materassi
libero adattamento di Ugo Chiti
dal romanzo di Aldo Palazzeschi
regia Geppy Gleijeses
personaggi e interpreti
Teresa Lucia Poli
Carolina Milena Vukotic
Giselda Marilù Prati
Remo Gabriele Anagni
Niobe Sandra Garuglieri
Palle Luca Mandarini
Peggy Roberta Lucca
scene Roberto Crea
costumi Ilaria Salgarella, Clara Gonzalez, Liz Ccahua
coordinate da Andrea Viotti / Accademia Costume & Moda, Roma-1964
musiche Mario Incudine
luci Luigi Ascione
produzione Gitiesse Artisti Riuniti
durata: 1 e 30 minuti senza intervallo
calendario delle rappresentazioni:
ven. 1 feb. ore 21.00
sab. 2 feb. ore 21.00
dom. 3 feb. ore 17.30
mar. 5 feb. ore 21.00
mer. 6 feb. ore 17.30
gio. 7 feb. ore 17.30
ven. 8 feb. ore 21.00
sab. 9 feb. ore 21.00
dom. 10 feb. ore 17.30
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