- Sicilia unica regione che resta in zona rossa
- Considerata ad alto rischio di contagio anche la Provincia di Bolzano
- La Lombardia passa in zona arancione nonostante in testa al contagio
- A Musumeci il permanere in rosso non basta e incontra i prefetti
La Sicilia resta in zona rossa e da domani sarà l’unica regione d’Italia considerata ad alto rischio di contagio. Piccola consolazione (se consolazione può essere considerata, ma non lo è) la compagnia della Provincia Autonoma di Bolzano che continua a protestare contro questa classificazione e a presentare ricorsi.
Musumeci vuole più controlli e restrizioni
Se gli altri fanno ‘carte false’ per uscire dalla zona rossa la Sicilia invece vorrebbe altre restrizioni con Musumeci che incontra i prefetti
Quasi tutta Italia arancione
Sono 14 le Regioni in area arancione, due in più rispetto alla scorsa settimana. Con una ordinanza il ministro della Salute Speranza conferma in area arancione Calabria, Emilia Romagna e Veneto. Restano in questa fascia anche: Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria e Valle d’Aosta. Con le ultime ordinanze firmate oggi sono, inoltre, entrate in fascia arancione anche la Sardegna e la Lombardia, che prima erano rispettivamente in fascia gialla e rossa.
Quattro regioni e una provincia in giallo
Restano gialle 4 regioni più la Provincia autonoma di Trento. Nello scorso provvedimento era presente la Sardegna che invece da domani sarà arancione. Le Regioni gialle, oltre alla Provincia Autonoma di Trento, sono Campania, Basilicata, Molise e Toscana
La proposta della Lega per la Sicilia arancione
Per la Sicilia protesta solo la Lega. “Zona arancione per tutta la Sicilia, controlli serrati per il rispetto delle regole, mettendo in campo ogni forza locale o nazionale disponibile; zone rosse solo quando necessarie, mirate e territorialmente individuate per affrontare le specifiche situazioni di emergenza. Questa è la soluzione proposta dalla Lega, in un’ottica di leale collaborazione con il governo regionale e richiamando alle proprie responsabilità il governo nazionale” dice il segretario regionale della Lega Nino Minardo.
“La Lega vuole stigmatizzare le fughe in avanti di chi propaganda un improbabile ed inaccettabile “liberi tutti”, (magari accontentandosi di fomentare gli animi dei cittadini) ma ricorda anche, a distanza di una settimana, i limiti della zona rossa nella nostra Regione, limiti che si stanno evidenziando in tutta la loro drammaticità- aggiunge – Vi sono condizioni di disparità evidente tra le categorie produttive e anomalie nei criteri di prosecuzione delle attività che non sono più sostenibili. Chiaramente la Lega condivide in pieno la preoccupazione espressa dal Presidente della Regione sulla necessità di limitare al massimo la diffusione dei contagi così come riconosce il grande impegno profuso da Musumeci e Razza per dotare la rete regionale di un efficiente sistema di terapia intensiva superando le gravissime criticità di sistema accumulatesi da tanti, troppi anni”. “Ora però – dice – ci vogliono soluzioni nuove che garantiscano tanto l’interesse pubblico supremo, quello alla salute, quanto gli interessi economici di intere categorie ormai allo stremo. Per questa ragione riteniamo opportuna che il governo regionale chieda al governo nazionale la riclassificazione della Sicilia in zona arancione”.
Il Pd adesso vota con la Lega
“Ora anche la Lega, attraverso il suo segretario regionale, sposa le ragioni che il Pd aveva illustrato già fin dallo scorso 18 gennaio, e richiama alla responsabilità il presidente della Regione Musumeci affinchè venga revocata una irragionevole zona rossa regionale, circoscrivendo invece l’estrema limitazione solo alle aree dove maggiore è il numero di contagi” dice Nello Dipasquale parlamentare regionale del Partito democratico e deputato segretario all’Ars dimenticando tutti gli appelli dei suoi compagni di partito proprio per la zona rossa in Sicilia.
“Certo appare quantomeno strano che una forza di governo sia costretta a presentare un ordine del giorno, invece di confrontarsi con il presidente nelle adeguate sedi istituzionali. Sembra l’ennesima conferma – continua – di come il presidente Musumeci si ostini a rifiutare il confronto non solo con le opposizioni ma anche con le forze che sostengono il suo esecutivo. Il Pd con grande senso di responsabilità sosterrà l’ordine del giorno della Lega – conclude Dipasquale – per recuperare l’immenso e gravissimo errore commesso dal presidente della Regione”.
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