La Sicilia non ha raggiunto nell’anno 2022 la sufficienza nella capacità di garantire pienamente ai propri cittadini i Livelli Essenziali di Assistenza (Lea). È quanto emerge dall’analisi dei dati del Nuovo Sistema di Garanzia, lo strumento attraverso cui viene valutata annualmente la qualità delle cure fornite alla popolazione dalle diverse regioni italiane.
Per quanto riguarda la Sicilia, la regione non ha raggiunto il punteggio minimo di 60 in due ambiti: quello della prevenzione e quello distrettuale, ovvero l’assistenza sanitaria territoriale. Si tratta di un campanello d’allarme sullo stato del sistema sanitario siciliano e sulla sua capacità di garantire servizi essenziali come vaccinazioni, screening oncologici, cure domiciliari, accesso a esami e visite. Il sistema di monitoraggio si basa su 88 indicatori che misurano le performance dei servizi sanitari regionali in tre macro-aree: ospedaliera, distrettuale e della prevenzione. A ogni indicatore viene attributo un punteggio da 0 a 100 dove la soglia di sufficienza è fissata a 60 punti.
La Sicilia non è l’unica regione ad essere risultata insufficiente. Stando all’ultimo report, sono 8 le regioni che non hanno raggiunto il punteggio minimo di 60 in almeno una delle tre macro-aree analizzate. Oltre alla Sicilia, Valle d’Aosta, Provincia Autonoma di Bolzano, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria e Sardegna.
Se dunque permangono diverse criticità sul fronte dell’assistenza territoriale e della prevenzione, il rapporto evidenzia miglioramenti per quanto riguarda l’assistenza ospedaliera. Tutte le regioni, ad eccezione della Valle d’Aosta, raggiungono un punteggio sufficiente in quest’area con il massimo di 98,35 punti fatto registrare dalla Provincia Autonoma di Trento. Ottime performance anche per Emilia-Romagna (93,50 punti) e Toscana (92,32 punti). Tra gli indicatori ospedalieri positivi, spicca la riduzione delle fratture di femore negli over 65 operate entro 2 giorni, così come il miglioramento dei tempi di intervento del 118. Resistono però situazioni critiche in alcune regioni del Sud come Calabria, Molise e Sardegna.
L’area della prevenzione continua purtroppo ad essere il tallone d’Achille del Servizio Sanitario Nazionale. Solo 5 regioni (Lombardia, Trento, Veneto, Emilia Romagna e Campania) raggiungono il punteggio massimo di 100 sui vaccini. Male invece gli screening oncologici con appena 3 regioni (Trento, Veneto ed Emilia Romagna) che centrano il target previsto. Anche gli stili di vita mostrano un quadro preoccupante con “un lieve aumento dei comportamenti a rischio per la salute” in tutte le regioni e maggiori criticità nel Sud Italia. Insomma, il rapporto conferma come la prevenzione rappresenti la vera sfida per il miglioramento delle performance del SSN e per garantire in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale l’accesso a servizi essenziali come vaccinazioni e screening.