Sono dodici le aziende partecipate della Regione siciliana che sono state considerate strategiche e che continueranno ad esistere con finanziamenti pubblici per i servizi erogati. Lo stabilisce il decreto pubblicato oggi sulla Gazzetta ufficiale della Regione siciliana.
Fra le società partecipate strategiche figura anche ‘Riscossione Sicilia’ che appena un paio di settimane fa l’Ars aveva di fatto cassato bocciando la ricapitalizzazione ma c he il giunta vuole salvare con una nuova legge attualmente in discussione e con la dichiarazione di ‘strategicità’ ufficializzata poggi con decreto pubblicato.
Di fatto la pubblicazione del decreto rende operativo il Piano per la Partecipate imposto dalla legge nazionale e che la Sicilia tardava a presentare. Firmato dal Presidente della regione il decreto è stato predisposto dagli uffici dell’assessore Baccei. Ecco le aziende partecipate strategiche e, dunque, al momento salve.
Ast Azienda siciliana trasporti;
Sas Servizi ausiliari Sicilia;
Sicilia e servizi;
Riscossione Sicilia;
Irfis FinSicilia;
Sviluppo Italia Sicilia;
M.a.a.s per il settore agro-alimentare;
Siciliacque;
Parco scientifico e tecnologico;
Seus, Servizi di emergenza sanitaria Sicilia emergenza urgenza sanitaria S.c.p.a.
S.p.i. per l’area gestione e valorizzazione del patrimonio immobiliare.
Tutte le altre società partecipate dovranno andare in liquidazione o operare sul libero mercato se i loro bilanci sono in grado di sostenersi offrendo servizi ai privati o ad altri Enti locali come comuni o Consorzi. Una situazione che non riguarda nessuna delle altre partecipate regionali che vanno verso la liquidazione. resta appeso ad un filo la situazione di dipendenti e strutture di queste società
L’assessorato regionale dell’economia dovrà occuparsi di tutte le iniziative necessarie per garantire, nei limiti dell’equilibrio economico finanziario, il mantenimento dei livelli occupazionali attraverso interventi di fusione, liquidazione, incorporazione o trasferimenti anche parziali delle attività, si legge nel decreto.
Un limite, quello dell’equilibrio economico, che fa tremare molti lavoratori
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