Siccità, Coronavirus e probabile taglio dei fondi europei metteranno in ginocchio l’agroalimentare nei prossimi mesi. Il grido d’allarme proviene dalla Confederazione Italiana Agricoltori di Sicilia (Cia). Il mese che sta per concludersi può essere archiviato come il febbraio più asciutto degli ultimi cento anni. Un febbraio così, senza piogge, si era registrato solo a metà degli anni Cinquanta. Mai però due mesi invernali consecutivi – e fondamentali in Sicilia per accumulare scorte d’acqua – così siccitosi.
Il dato registrato dall’Osservatorio delle acque della Regione Siciliana è ormai più di un campanello di allarme soprattutto nelle province di Palermo, Trapani ed Agrigento. Per due mesi consecutivi, in questa parte di Sicilia, non si è praticamente vista una goccia d’acqua e a risentirne principalmente è l’agricoltura, visto che gli invasi sono ancora in salute per rifornire le abitazioni.
“Siamo davanti a un quadro preoccupante, la siccità sta compromettendo le nostre colture in corso come il grano, foraggi e ortaggi. Ma ha anche bloccato il lavoro nelle vigne, dove in questo periodo si dovrebbe lavorare ai nuovi impianti. La terra è però dura, spaccata, non si può piantare nulla in questo momento, un problema che stanno vivendo anche i florovivaisti”, spiega Antonino Cossentino, presidente della Cia Sicilia Occidentale.
In provincia di Palermo la siccità ha colpito in maniera diverse le Basse e le Alte Madonie. Nelle prime è fortemente a rischio il raccolto del grano. Chi ha fatto in tempo a piantare, ha visto germogliare le piantine che però stentano a crescere. L’unica acqua che ricevono arriva dalla brina, vista l’escursione termica di questo febbraio che ha registrato un caldo anomalo di giorno alternato a notti fredde. Nelle Alte Madonie, qualche gelata ha compromesso pascoli e colture foraggere. Si fatica a trovare aree di pascolo che non siano spelacchiate e gli allevatori sono costretti a comprare fieno fuori stagione. Da queste parti, a preoccupare, è anche l’assenza di neve, una risorsa importante perché a rilascio ritardato: quando nei mesi primaverili calano le piogge e il sole la scioglie, l’acqua va a rifornire le sorgenti.
Gravi conseguenze, sul piano economico, si registrano nei territori tra Cerda e Sciara, per le colture di carciofi e broccoli. I laghetti sono asciutti da settimane, le aziende nei pressi dei corsi d’acqua stanno a fatica portando a compimento le colture. Per tutti gli altri si parla di perdite fino al 70% del raccolto.
Tutto secco anche in altre zone interne della provincia, nel corleonese e partinicese. Anche qui terra arida e spaccata come in un deserto. Si salva chi ha accesso alle risorse idriche.
La siccità, in provincia di Trapani, sta causando problemi soprattutto al comparto vitivinicolo. I terreni aridi e duri non permettono l’impianto delle nuove vigne. Se la siccità persisterà è probabile che la naturale crescita della pianta subirà conseguenze condizionandone la produzione.
Come se non bastasse, l’agroalimentare deve fare i conti anche con gli effetti negativi sul mercato innescati dall’allarmismo legato al Coronavirus. Sono trentacinquemila aziende a rischio paralisi in provincia di Palermo. Preoccupazione anche per il settore agrituristico: tra ieri e oggi già arrivate le prime disdette sulle prenotazioni di marzo. “Le misure restrittive che potrebbero essere decise nei prossimi giorni, unite alla chiusura di alcuni mercati del Nord Italia che hanno portato allo stop delle esportazioni dall’isola, sarebbero il colpo di grazia su una stagione già compromessa da condizioni meteoclimatiche avverse e prezzi sempre più al ribasso”, dice Luca Basset, direttore della Cia Sicilia Occidentale.
Il timore dell’epidemia e l’eccessivo allarmismo di questi ultimi giorni stanno iniziando ad avere le prime ripercussioni economiche sul comparto agroalimentare, così come avvenuto in passato con altre emergenze sanitarie come l’influenza aviaria, la blue tongue o la peste suina. La Cia Sicilia Occidentale tiene però a sottolineare che il settore si è già dotato da tempo di protocolli sanitari stringenti con controlli periodici e approfonditi. I nostri allevamenti hanno i più elevati standard di tutela sanitaria.
In ansia anche le strutture agrituristiche. “L’incertezza e la paura stanno spingendo tanti ad annullare vacanze e viaggi. Sono già arrivate le prime telefonate e mail per cancellare le prenotazioni per marzo. Primavera e Pasqua sono due periodi importanti per la sopravvivenza degli agriturismi”, spiega Daniela Di Garbo, responsabile di Turismo Verde Cia, l’associazione che riunisce le strutture agrituristiche.
“Non si sa in che modo e in che tempi la situazione potrà evolversi e già registriamo le prime ricadute economiche negative. Chiediamo al governo regionale di vigilare e attivare tutte le procedure necessarie per tutelare le aziende agricole, zootecniche e agrituristiche siciliane, come sgravi fiscali e contributivi, rinvio di pagamenti e scadenze per gli obblighi relativi all’Ocm vino e l’attivazione degli ammortizzatori sociali per i lavoratori”, è la richiesta avanzata dal presidente della Cia Sicilia Occidentale, Antonino Cossentino.
Viste le criticità del comparto agricolo, sia di natura contingente, relativamente al Coronavirus ed alla siccità stagionale, sia di natura strutturale in riferimento ai tagli dei fondi europei, la Cia Sicilia annuncia un incontro per parlare delle politiche europee di un settore che rischia il collasso. “La Sicilia difronte le sfide della Pac post 2020” è il tema del focus organizzato dalla Cia Sicilia a Catania, venerdì 6 marzo, (ore 10) presso l’Hotel Parco Aragonesi.
“Alla luce di un impegno sempre più green che l’Europa si impegna a sostenere, agli agricoltori va riconosciuto anche economicamente il ruolo di tutela che quotidianamente svolgono per il territorio. Il budget non può subire diminuzioni, il sostegno che agli agricoltori viene riconosciuto non è più un premio, ma ormai è diventato un contributo ad un reddito non sufficientemente remunerato dal prezzo di mercato del prodotto”. Così Rosa Giovanna Castagna presidente di Cia Sicilia sui paventati tagli alla Pac (Politica agricola comune).
“Il Piano Strategico Nazionale – continua Castagna – “impone” alle regioni del meridione di costruire una programmazione comune che sia uno strumento cruciale affinché si tenda ad ottimizzare e canalizzare quante più risorse possibili per colmare il gap fra meridione e resto del paese”.
“Auspichiamo un confronto ed una concertazione con le istituzioni – conclude Castagna – affinché la nuova programmazione regionale sia il più rispondente possibile alle reali esigenze delle imprese agricole”.
Il focus del 6 marzo a Catania rientra nell’ambito delle recenti manifestazioni organizzate dalla Cia-Agricoltori Italiani che hanno raggiunto l’apice con una mobilitazione a Rotonda Schuman, davanti ai palazzi del Consiglio Ue per ribadire “no” ai tagli alla Pac, in occasione del Consiglio straordinario Ue convocato a Bruxelles sul quadro finanziario pluriennale 2021-2027 dell’Unione europea.
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