“Le dighe siciliane oggi sono autorizzate per accumulare sino a 750 milioni di metri cubi d’acqua, oggi ce ne sono soltanto 150 milioni”. Sono i numeri della siccità che sta colpendo la Sicilia, nelle parole di Dario Cartabellotta, dirigente generale delle Risorse Agricole e commissario per contrastare la siccità in agricoltura.
Agricoltura, un disastro dietro l’altro
La penuria di acqua rischia di dare il colpo di grazia ai settori dell’agricoltura e dell’allevamento. Un disastro dopo l’altro, dal Covid alla crisi energetica, adesso anche Madre natura si rivolta contro i contadini. E il peggio deve ancora arrivare. Secondo le associazioni di categoria, da maggio in poi si vedrà il disastro. A rischio c’è l’intera catena del settore primario con il suo PIL aggregato da 10 miliardi di euro l’anno. Con l’arrivo del caldo di prima estate si dovranno utilizzare grossi quantitativi di acqua per le irrigazioni di emergenza a causa sia dell’assenza di piogge, sia delle temperature elevate.
“Alla carenza di precipitazioni si è aggiunta una temperatura elevatissima. C’è una parte della produzione agricola che è totalmente compromessa, soprattutto nella Sicilia orientale: pensiamo ai seminativi, a tutto ciò che riguarda le foraggere. Dopo un’annata così è anche la produzione di agrumi è a grave rischio. Non c’è coltura che scappi rispetto a una siccità di questa portata”, racconta Cartabellotta.
Gli interventi per mettere a posto il sistema idrico
Le risorse per gli interventi che mettano a posto la situazione ci sono. Ma in quanto tempo si potrà risolvere la crisi idrica di questo settore? Secondo Cartabellotta ci sono due piani fondamentali, il primo per la realizzazione delle reti irrigue per un valore di quasi 250 milioni di euro, l’altro – realizzato in collaborazione con tutti gli altri soggetti istituzionali – è il grande piano per la lotta alla siccità. Su questo piano la Commissione nazionale ha espresso parere favorevole. Il progetto vale 850 milioni di euro e riguarda tutti gli interventi, dalla rete al potabile. “Questo piano potrebbe portare veramente ad una soluzione di tutto”, spiega il dirigente regionale. “Tutte le opere hanno bisogno del tempo per la realizzazione da tre a cinque anni, ed è la prima volta che c’è una strategia progettuale adeguata”. Ma tutto ruota attorno a una speranza: che piova l’acqua dal cielo.
Fino all’ultima goccia
Sarà una lotta all’ultima goccia, perché serve acqua per tenere in vita il settore agricolo, così come serve acqua per dare da bere alla gente. Sotto questo profilo Palermo è il paradigma di questa crisi. Nove mesi e nel capoluogo siciliano finirà l’acqua. È la previsione dell’Osservatorio dell’Autorità regionale di bacino. Serve un miracolo. Servono quelle piogge salvifiche che mancano praticamente da due anni. Per questo il governo guidato da Renato Schifani è corso ai ripari e dopo aver chiesto lo stato d’emergenza, ha istituito una cabina di regia.
Palermo e il rischio di restare senz’acqua
La crisi idrica che colpisce Palermo e la Sicilia è senza precedenti. Amap, società che distribuisce l’acqua a Palermo e in altri 46 comuni, ha raccontato con chiarezza la portata del dramma che si dovrà affrontare. Rispetto all’anno scorso, nei quattro invasi a disposizione di Palermo e provincia si registra una diminuzione dei volumi di acqua del 50%. Così, conti alla mano, si può garantire il fabbisogno per i soli usi potabili fino a gennaio 2025. Ma tutto questo a patto che l’acqua venga usata soltanto per i rubinetti delle abitazioni private, degli ospedali, delle scuole, degli uffici pubblici e delle attività ricettive. Per l’agricoltura e per gli allevamenti non resterebbe nulla.
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