Le reti idriche in Sicilia sono soggette a notevoli inefficienze, perdendo mediamente quasi il 50% dell’acqua trasportata a causa di infrastrutture obsolete e mal gestite. Un’analisi approfondita del Sole 24 Ore del 2 novembre 2024, redatta da Nino Amadore, ha evidenziato le differenze nelle modalità di gestione e i problemi specifici di diverse aree territoriali, rivelando un quadro complesso che richiederebbe almeno 5 miliardi di euro di investimenti nei prossimi dieci anni.
Una storia di inefficienze
Negli anni ‘90, sotto il governo regionale di Rino Nicolosi, furono stanziati fondi considerevoli per infrastrutture idriche, ma una parte significativa di queste risorse fu assorbita da affari poco trasparenti, spesso legati a malaffare ed a probabili infiltrazioni mafiose. Questo ha lasciato l’isola con reti obsolete, che disperdono in media il 50% dell’acqua trasportata, e con infrastrutture ancora carenti, nonostante l’enorme bisogno di modernizzazione.
Attualmente, la gestione del sistema idrico è frammentata e complessa. Diverse province hanno optato per la gestione in house, come a Ragusa con Iblea Acque o a Agrigento con Aica, mentre altri enti, come Siciliacque, gestiscono solo parte delle infrastrutture senza coprire l’intero territorio regionale. Questo spezzettamento comporta non solo inefficienze, ma anche problematiche di morosità significative, con aree come Messina che registrano tassi di mancato pagamento fino al 50%.
La prospettiva di coinvolgere grandi società con know-how avanzato, attraverso investimenti privati e formule di project financing, potrebbe rappresentare una soluzione per migliorare la rete idrica, come già avviene in altre regioni italiane. Tuttavia, permane una forte resistenza locale, con alcune province che preferiscono mantenere una gestione pubblica, purtroppo talvolta senza una visione industriale a lungo termine.
Un grande piano straordinario per l’acqua, che possa affrontare in maniera sistematica e coordinata le sfide idriche della Sicilia, sarebbe fondamentale per garantire efficienza e sostenibilità al sistema. Tuttavia, come sottolinea l’articolo, il dibattito su queste tematiche è ancora limitato e frammentato, lasciando l’isola in una situazione di emergenza cronica e lontana da una pianificazione strutturata e moderna. Ma vediamo qual’è la situazione nelle diverse province.
Trapani
Nella provincia di Trapani, la situazione è particolarmente critica: 16 comuni sono privi di un gestore e, dopo la liquidazione dell’Ente Acquedotti Siciliani (EAS), i cittadini non pagano per l’acqua che ricevono. Questo vuoto gestionale provoca gravi problemi di manutenzione e continuità del servizio, lasciando i cittadini in una situazione precaria e compromettendo l’efficienza della distribuzione.
Messina
Messina si distingue per il livello di morosità, che si avvicina al 50%. Sebbene sia stato istituito l’Ambito Territoriale Idrico (ATI) per gestire il servizio, le gare per selezionare un partner privato sono andate deserte in due occasioni. Attualmente, la gestione è in house, ma senza il supporto di un socio privato, il sistema continua a soffrire di carenze strutturali e finanziarie.
Ragusa e Agrigento
Queste due province hanno scelto un approccio di gestione in house, con risultati diversi. A Ragusa, Iblea Acque si occupa della gestione idrica, mentre Agrigento ha costituito Aica, una società nata per rilevare i rami d’azienda di Girgenti Acque, fallita in seguito a un’inchiesta su infiltrazioni mafiose. Aica rappresenta uno sforzo di riorganizzazione per rispondere alle esigenze locali, ma la mancanza di un partner esperto rischia di limitare la capacità di migliorare a lungo termine le infrastrutture.
Siracusa
Siracusa rappresenta un esempio di integrazione pubblico-privato. La gestione idrica è affidata a una partnership con Acea, importante operatore nazionale. Con un piano di investimenti da oltre 360 milioni di euro, questa collaborazione mira a migliorare significativamente le infrastrutture locali, mostrando come un modello industriale possa contribuire a modernizzare le reti e garantire un servizio migliore ai cittadini.
Catania
La situazione di Catania è tra le più complicate, con una frammentazione estrema del sistema. Arera segnala l’affidamento del servizio alla società Sie in base a una sentenza e la presenza di almeno quattro gestori tutelati (Acoset, Ama, Sidra, e Sogip) con scadenza fissata per il 31 dicembre 2023. A questi si aggiungono diversi gestori privati e una serie di comuni che amministrano in economia la propria rete idrica. Questa frammentazione rende difficile qualsiasi intervento coordinato e strutturato, e richiede una soluzione urgente per evitare interruzioni e inefficienze.
Palermo
A Palermo, il servizio idrico è gestito da Amap, una società pubblica che opera in ambito urbano e metropolitano. Pur essendo una delle gestioni più consolidate della regione, Palermo affronta sfide crescenti legate all’obsolescenza delle infrastrutture e alla crescente domanda. L’assenza di un partner privato limita però le risorse disponibili per i necessari investimenti di aggiornamento e ammodernamento.
Enna e Caltanissetta
Enna e Caltanissetta, rispettivamente gestite da Acqua Enna e Caltacqua, affrontano problematiche diverse. Enna beneficia di una gestione stabile, ma risente dei problemi strutturali condivisi da gran parte dell’isola. Caltacqua, controllata dal gruppo spagnolo Aqualia, ha raggiunto un risultato notevole con un tasso di morosità limitato al 3%, ma la complessità del mercato e le pressioni economiche starebbero inducendo Aqualia a considerare l’uscita dal mercato siciliano, aggravando il rischio di discontinuità nella gestione.
Siciliacque e l’assenza di una visione unitaria
A livello regionale, Siciliacque gestisce 1.700 chilometri di rete, ma manca una copertura completa in tutta la Sicilia orientale e nel nord dell’isola. Siciliacque è una società mista, partecipata al 75% da Idrosicilia (controllata da Italgas) e al 25% dalla Regione Siciliana. Secondo gli esperti, un’unica società di sovrambito che copra l’intera regione potrebbe rendere il sistema più efficiente, ma questa riforma strutturale non è stata ancora attuata.
Verso un grande piano per l’acqua
Il quadro complesso della gestione idrica in Sicilia è segnato da una combinazione di problemi infrastrutturali, morosità elevata, e mancanza di investimenti. Gli esperti sottolineano la necessità di un piano straordinario che possa affrontare le sfide a livello regionale in maniera integrata. In assenza di un tale piano e di una visione condivisa, la Sicilia continua a vivere una condizione di emergenza cronica, senza prospettive di miglioramento a lungo termine.
In questo contesto, la sfida del governo siciliano di Renato Schifani in azione coordinata con il commissario per l’emergenza idrica nominato dal governo nazionale non potrà riguardare soltanto un ruolo di coordinamento ma soprattutto dovrà agire sull’innovazione nella governance dell’acqua, superando resistenze locali e assicurando che le risorse finanziarie, nazionali e regionali, siano utilizzate in maniera strategica e trasparente. Solo così si potrà avviare un percorso di miglioramento duraturo, capace di garantire ai cittadini siciliani un sistema idrico moderno ed efficiente.
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