“Sono pentito e intendo collaborare con la giustizia”. A dirlo al pm Sergio Demontis è Alfredo Giordano direttore di sala del Teatro Massimo.
Tre anni fa, era finito nelle indagini dei carabinieri del Ros per le sue continue visite negli uffici della “Di Marco marmi” di via Aloi. Lì, si riunivano i boss di Villagrazia, quelli arrestati nel blitz del marzo scorso.
“Trent’anni che combatto con i latitanti, a rischiare”, si vantava Giordano con i mafiosi. All’indomani dell’arresto, il procuratore Francesco Lo Voi aveva commentato: “L’indagato rivendicava una partecipazione a Cosa nostra consapevole, convinta e operativa”.
Giordano “pentito” ha ammesso: “Ho curato la latitanza di Carmelo Zanca, per circa sei mesi fra il 1986e il 1987, poi mi spaventai e mi fermai. Altro latitante che ho conosciuto è Ignazio Pullarà, nella marmeria di Gaetano Di Marco, nel 1989.
Per lui ho recuperato 5 mila euro che Pullarà avanzava dal mago dei soldi, Sucato. Ho conosciuto anche Giovanni Brusca, nel negozio di mio fratello. Di Marco l’ho invece conosciuto nel corso di una vacanza estiva, a fine anni Ottanta, mi ero subito reso conto della sua vicinanza ad ambienti mafiosi”.
La frequentazione era ripresa nel 2011, quasi per caso: «Una mia conoscente doveva fare una scala in marmo – spiega ancora Giordano nel suo primo verbale, il 26 novembre – ma io intendevo avvalermi del suo spessore mafioso per recuperare un credito di 120 mila euro».
Ecco cos’è la voglia di mafia che continua a pervadere la borghesia siciliana. «Speravo anche nel vecchio boss Mariano Marchese per recuperare il mio credito».
Giordano ha fatto dei nomi, che sono coperti da omissis nel verbale depositato ieri al processo: «Gaetano Di Marco e Santi Pullarà dicevano che il dissequestro doveva avvenire grazie all’opera di tale…, che diceva di avere amicizie in tribunale…».
Questa parte del verbale è stata trasmessa alla procura di Caltanissetta, che in questi mesi indaga sulla sezione Misure di prevenzione del tribunale. Le dichiarazioni di Giordano ruoterebbero attorno al ruolo di un immobiliarista, Giorgio Girgenti, era lui che vantava “amicizie” in tribunale, con “un giudice donna”, Giordano non fa alcun nome.
E, d’altro canto, Girgenti si occupa anche di aste giudiziarie, dunque lo spettro della nuova inchiesta è ampio, non solo legato alla vicenda di Silvana Saguto, l’ex presidente della Misure di prevenzione indagata.
Alfredo Giordano parla anche di voto di scambio e tira in ballo due avvocato. Questa parte dell’inchiesta è solo all’inizio.
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