“Ciò che è successo mercoledì scorso nell’Assemblea regionale siciliana ha una notevole rilevanza politica: è evidente che l’esito del voto non sia dipeso dal malessere di singoli ma dalla regia di alcuni”. Lo dichiara il senatore di Forza Italia ed ex Presidente del Senato Renato Schifani, dopo lo sgambetto a Musumeci sulla vicenda dei grandi elettori per il Quirinale, che ha portato il presidente della Regione a chiedere l’azzeramento della Giunta, poi rinviato.
Schifani: “Spettro centrodestra diviso”
Il senatore originario di Chiusa Sclafani (PA), si lancia in una previsione: “Vedo avvicinarsi sempre più lo spettro delle Elezioni 2012, quando il centrodestra si presentò diviso consegnando la Sicilia a Crocetta. Se la maggioranza di governo, o sue componenti, hanno da muovere delle critiche a Musumeci, anziché rifugiarsi nel voto segreto esprimano pubblicamente le loro censure di merito sui punti che ritengono irrisolti o male affrontati dal Presidente”.
Giochi di palazzo
“Ciò – prosegue Schifani – consentirebbe di porre pubblicamente sul tavolo eventuali criticità, per uno sforzo reciproco di composizione, in una ottica di massima trasparenza e di buona politica. Gli elettori siciliani del centrodestra hanno il diritto di sapere e giudicare dove sta il torto o la ragione, anche se spesso è la via di mezzo a farla da padrona. E ciò prima che la incomunicabilità tra maggioranza parlamentare ed esecutivo, arricchita da eventuali giochi sotterranei di palazzo, consegnino la Sicilia a quelle forze politiche che negli anni pregressi l’hanno sfregiata”, conclude.
Lo sgambetto che ha mandato su tutte le furie il governatore
A far saltare gli equilibri nella maggioranza è stato il voto per scegliere i tre ‘Grandi elettori’ che la Sicilia manderà a Roma dal 24 gennaio per partecipare alle votazioni per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Per la Sicilia sono stati scelti Gianfranco Miccichè di Forza Italia, Nunzio Di Paola del M5s e Nello Musumeci (Db), giunto terzo, i tre grandi elettori che voteranno per il Capo dello Stato.
Si è parlato di 15 franchi tiratori ma il governatore ne conta 7-8 e ritiene di averli identificati. “Alcuni assessori naturalmente saranno riconfermati, altri no”.
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