“Qualora il Gramsci dovesse sfrattato, come comunicato dagli uffici del Comune di Palermo all’Istituto che ha sede in uno dei padiglioni dei Cantieri culturali alla Zisa, il sindaco sarà, con noi, tra gli occupanti. Quindi siamo tranquilli, non credo che sfratteranno il sindaco”. L’ha detto il presidente del Gramsci di Palermo, Salvatore Nicosia, in un’intervista alla Tgr Sicilia, spiegando di aver incontrato il primo cittadino soltanto 4 giorni fa, nella sede dell’Istituto, nel corso di una manifestazione.
Il Comune ha intimato ieri al Gramsci di sgomberare i locali entro il 30 settembre, rivendicando il pagamento di canoni d’affitto arretrati che ammonterebbero a circa 80mila euro.
Nel suo archivio storico il Gramsci conserva documenti su vari personaggi politici, le carte di Pio La Torre, Andrea Finocchiaro Aprile, Girolamo Li Causi, Marcello Cimino, Vittorio Nisticò, Pompeo Colajanni.
“Raccontano la storia della classe dirigente di opposizione del dopoguerra siciliano”, ha detto il presidente Salvatore Nicosia. La biblioteca raccoglie 35mila volumi. Questo grande patrimonio culturale è consultato da studiosi e giovani ricercatori. Secondo il Comune, dovrà lasciare i Cantieri culturali se l’Istituto non salderà il debito contestato e impugnato davanti al giudice civile.
“La ‘deliberazione’ – aggiunge Nicosia – è stata assunta con il pieno avallo del sindaco Leoluca Orlando, che in tutta la vicenda ha veramente brillato per disinteresse, inerzia, indolenza, docilità burocratica. Noi non saremo così acquiescenti di fronte a un diktat così miope, e chiameremo i soci e la città tutta a impedire con ogni mezzo lecito lo scempio che si vuole perpetrare”.
L’assessore comunale di Palermo, Antonino Sala, ieri è intervenuto sulla questione spiegando: “Spiace che qualcuno trascini una realtà importante come l’istituto Gramsci in una polemica con il Comune di Palermo che da mesi tenta di trovare una soluzione per evitare lo sgombero del padiglione. L’Amministrazione comunale ha avanzato una proposta all’Istituto per trovare una soluzione che però non è stata accettata; proposta che prevedeva una dilazione del debito in un tempo molto lungo, tenendo peraltro nella giusta considerazione le attività culturali svolte per la città”.
Ed ha aggiunto: “Una facoltà non prevista dal precedente contratto e il debito creatosi nel tempo, norme alla mano, non può essere cancellato con un colpo di spugna perché si tratta di soldi pubblici. Nessuno vuole fare a meno delle attività dell’Istituto, ma al tempo stesso nessuno può infrangere la legge o ignorarla”.