- Appello da parte di Assocendis – Andiar Sicilia
- Da anni la radiologia convenzionata nell’isola supera il tetto di spesa assegnato
- Per il paziente diventa difficile avere accesso ad importanti esami diagnostici
Non sono ancora pervenuti i pagamenti da parte delle Asp delle prestazioni effettuate nel 2020 e già nei primi mesi del 2021 molte strutture hanno sforato il budget di spesa. È questa la condizione lavorativa con cui deve confrontarsi giornalmente la radiologia convenzionata siciliana.
Il problema è già stato sollevato in passato dall’associazione di categoria Assocendis – Andiar Sicilia (associazione nazionale di diagnostica per Immagini dell’area radiologica) che ha sottolineato come da anni la branca di radiologia supera costantemente il tetto di spesa assegnatogli. Situazione, questa, che associata ai tempi di attesa molto lunghi nelle strutture pubbliche rende difficile l’accesso alle prestazioni diagnostiche per i pazienti in Sicilia. Si tratta, inoltre, di prestazioni talvolta anche critiche a carico di pazienti molto spesso fragili.
Difficile accesso del paziente agli esami diagnostici
Il presidente Assocendis-Andiar Sicilia, Filippo Iannelli ha evidenziato come a farne le spese sia sempre il paziente che ha difficile accesso agli esami diagnostici.
Rimborsi abbattuti fino al 40%
All’interno di questo quadro, si contestualizza anche la riduzione del tariffario operata da Balduzzi interessando tutte le branche della medicina convenzionata e colpendo anche la radiologia, che ha visto il proprio rimborso abbattuto fino al 40% per alcuni esami. Prima, infatti, una risonanza magnetica veniva remunerata 180 euro ed oggi 115, oppure un’ecografia completa all’addome veniva rimborsata oltre 100 euro, a fronte dei 60 euro odierni. Proprio a causa del fatto che la radiologia sia stata colpita in modo cospicuo dai tagli vi è un continuo sforamento del budget da parte delle strutture della branca di radiologia di tutta l’isola.
Sottolinea Iannelli: “Riteniamo che la radiologia debba essere considerata come una branca a sé stante per via degli ingenti investimenti riguardanti le apparecchiature (una RM può costare oltre il milione di euro), nonché gli ingenti costi di manutenzione per le stesse (la manutenzione di una RM o di una TC costa 60 mila euro). Costi così cospicui non sono ravvisabili in nessun’altra branca della medicina convenzionata esterna. Noi, invece, lavorando a regime sforiamo il tetto di spesa previsto, già nei primi 4/5 mesi dell’anno e per tutto il resto del tempo le persone sono costrette a subire enormi tempi di attesa o devono pagare il servizio di tasca propria, nonostante i nostri sforzi per garantire la continuità assistenziale anche in periodo di pandemia”.
Le richieste delle associazioni di categoria
Le associazioni di categoria chiedono, quindi, al governo regionale siciliano, una revisione urgente degli aggregati, con l’aumento di quello assegnato alla branca di radiologia, attualmente di molto sottodimensionato rispetto alle reali esigenze. L’aggregato, infatti, è rimasto invariato rispetto a decenni fa, quando la radiologia effettuava soltanto RX ed ecografie, mentre adesso si è evoluta con l’utilizzo di macchinari altamente complessi e costosi come la RM e la TAC. Infine, le associazioni chiedono il pagamento a stretto giro dei rimborsi del 2020 e degli anni precedenti.
E conclude: “Le strutture radiologiche convenzionate non chiedono regali, ma soltanto che venga riconosciuto quanto effettivamente hanno lavorato e prodotto, e quanto continuano a fare. Bisogna, infatti, considerare di aumentare l’aggregato nelle branche in cui vi sono dei maggiori di investimenti in termini di risorse ed attrezzature. Una ridistribuzione delle risorse è necessaria per dare modo ai pazienti di effettuare gli esami, soprattutto per i soggetti fragili come gli oncologici”.
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