- Ci sarebbero i numeri per mandare a casa Orlando e la giunta
- Caronia e Fratelli d’Italia tirano dritto
- Altri consiglieri ora temono di andare a casa davvero
Sfiducia al sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, sul piatto ma i consiglieri adesso temono la possibilità di andare a casa. Non sembra più così certa la sfiducia alla giunta palermitana ora che i numeri per mandarla a casa ci sono davvero. Intanto Fratelli d’Italia la presenta davvero la mozione contro Orlando.
Ci sono i numeri per sfiduciare Orlando
E la maggioranza dei consiglieri prende tempo. Sfiduciare Orlando quando si hanno i numeri significa andare a casa insieme con lui. Anche la Lega sembrava intenzionata a votare per dire stop all’amministrazione Orlando. Gelarda ieri mattina annuncia che sta “provvedendo a definire insieme con alcuni alleati la sfiducia” ma la riuniove avvenuta dopo tra le file del centrodestra si è chiusa non un nulla di fatto.
La Caronia convinta sulla sfiducia
Tra le più agguerrite ad a sfiduciare Orlando sembra essere la Caronia. “Ripeto da mesi che non vi è alternativa alla mozione di sfiducia al Sindaco Leoluca Orlando, la cui permanenza in carica è ogni ora di più motivo di danni alla nostra città, ai servizi, all’economia. Finalmente registro da parte di colleghi consiglieri del centrodestra questa sintonia, per cui mi auguro che arriveremo presto al voto, nel quale ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità di fronte ai cittadini e dovrà dire chiaramente da che parte sta: o con Orlando o con Palermo”, dice la consigliera comunale di Forza Italia.
Ben più tiepidi gli altri consiglieri
Non tanto convinti gli altri consiglieri a cominciare dallo storico capogruppo azzurro Giulio Tantillo. “Bisogna capire cosa conviene fare: non ha senso presentare una mozione che non avrebbe i numeri”. “La verità — dice l’ex grillino Ugo Forello, oggi nel gruppo Oso con Giulia Argiroffi — è che nessuno vuole andare a casa”. Per lui la mozione di sfiducia andrebbe presentata ma dopo che l’aula, “con senso di responsabilità”, avrà votato due o tre atti fondamentali, dal bilancio alle modifiche del contratto di servizio Amat. “Dovremmo votarla a settembre, ma dubito che si faccia sul serio”.
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