Una nuova serie tv che indaga sui misteri della strage di Capaci, tra cui la teoria del cosiddetto “doppio cantiere”, cioè l’ipotesi secondo cui non fu il pentito Giovanni Brusca a premere il telecomando che fece saltare in aria l’autostrada e Giovanni Falcone, ma che ci fosse un secondo telecomando. È l’annuncio fatto da Pietro Valsecchi, noto produttore di Taodue (società che ha prodotto la nota serie “Squadra Antimafia” per Mediaset) in una lunga intervista rilasciata pochi giorni fa al Fatto Quotidiano.
“A cosa sto lavorando con la TaoDue? Il prossimo anno ricorre il trentennale delle stragi in cui furono uccisi Falcone e Borsellino. Oggi i processi e le nuove rivelazioni ci hanno consegnato delle verità aggiunte che vorrei raccontare. Che ruolo hanno avuto i servizi segreti e la Cia deviata? Siamo sicuri che Brusca abbia premuto da solo il pulsante della strage di Capaci? Come sarebbe oggi l’Italia se loro fossero ancora vivi? Sarà una serie in quattro puntate”, ha rivelato Valsecchi.
Il pentito Pietro Riggio ha accusato un ex poliziotto. Il suo nome, dapprima secretato, è ormai pubblico: si tratterebbe di Giovanni Peluso, indagato per la strage del 23 maggio 1992. “Peluso mi disse: ‘Ma tu sei sicuro, credi ancora che il tasto del telecomando l’abbia premuto Brusca?‘ Io rimasi spiazzato. ‘Mah – dissi -non lo so perché mi dice questo’. Però ho intuito subito, nell’immediatezza dei fatti, che sicuramente conosceva, sapeva qualche cosa, o diretta o de relato o non so come, che gli facesse affermare questa cosa che Brusca effettivamente non avesse premuto lui”. Nel verbale del 2018 i magistrati gli hanno chiesto come mai non lo avesse detto prima: “Fino ad oggi ho avuto paura di mettere a verbale certi argomenti, temevo ritorsioni per me e per la mia famiglia. Ma, adesso, i tempi sono maturi perché si possano trattare certi argomenti”, rispose Riggio.
“Le indagini per la Strage di Capaci non si fermano. Fermo restando che la responsabilità di Cosa Nostra è scontata – ha detto nel 2020 il procuratore generale Lia Sava – le indagini per individuare eventuali concorrenti esterni continuano e non si fermano. La chiave di volta di tutte le stragi del ’92 e de ’93 è il tritolo”.
La teoria del doppio cantiere è da tempo sostenuta dall’Avv. Gioacchino Genchi che fece le indagini sulle stragi del 1992. Secondo lui la mafia è stata usata per lasciare il marchio di origine, ma quelli erano dei pecorai e Brusca ha avuto solo l’impressione di premere il telecomando; per Genchi i veri protagonisti di quella strage non sono mai emersi, facendo intendere anche un ruolo degli americani. Dello stesso avviso è l’Avv. Rosalba Di Gregorio, che ha definito la teoria “terrificante, ma credibile”, con un ruolo dei “Servizi di sicurezza non istituzionali”.
Tornando alla serie in lavorazione per Taodue, Valsecchi non ha rivelato il cast, né il via alla riprese. Pertanto non si può pronosticare una data di uscita senza il via al primo ciak. Di certo, qualora realizzata, farà discutere.
“L’ho fatto e continuerò a farlo perché mi piacciono la tv e il cinema militante. Certi progetti hanno dato fastidio a molti, cioè a quei politici, avvocati e giudici corrotti. Quando uscì il Capo dei capi, Totò Riina si lamentò di una scena con la moglie Ninetta Bagarella. A quel punto, lei capisce, non preoccuparsi è impossibile, anche se la passione è più forte della paura”, ha detto nell’intervista al Fatto Quotidiano.
Il prossimo progetto già pronto? A novembre su Netflix uscirà il film su Yara Gambirasio. “È un progetto cui tengo molto – conclude – e che Marco Tullio Giordana (il regista de I cento passi, ndr) ha realizzato in maniera superlativa. Starà in sala per tre giorni poi arriverà sulla piattaforma. Mi ha lasciato senza parole la bravura di Isabella Ragonese”.