I finanzieri del comando provinciale di Palermo hanno eseguito un decreto emesso dal gip del tribunale su richiesta della procura con cui è stato disposto il sequestro di beni per oltre 10 milioni di euro nei confronti di due società, una di Palermo e un’altra di Enna e dei rispettivi amministratori. Sono accusati di frode nelle pubbliche forniture.
Le indagini della Guardia di Finanza
Le indagini condotte dal nucleo di polizia economico-finanziaria, hanno consentito di riscontrare significative irregolarità in relazione a numerose forniture di mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale (Dpi), in favore della protezione civile della Regione Siciliana nel periodo dell’emergenza da Covid19.
Approfittando dell’emergenza
E’ emerso dalle indagini dei finanzieri del comando provinciale di Palermo, guidato dal generale Domenico Napolitano, che alcuni imprenditori, approfittando dell’emergenza e massimizzare i propri guadagni, avrebbero fornito al Dipartimento prodotti non conformi ai previsti standard di sicurezza, producendo a corredo documentazione viziata da gravi lacune e contraffatta.
Dopo i primi riscontri è stata avviata un’attività investigativa con intercettazioni, oltre che da pedinamenti e analisi documentali, che ha portato, nel tempo, all’esecuzione sequestri di dispositivi per circa 35 milioni. Di questi, oltre 2 milioni sono riferiti a forniture realizzate dalle società colpite dalla misura in fase di esecuzione.
Le società coinvolte nei sequestri
Le società coinvolte nella frode in base alle indagini della guardia di finanza e che hanno subito il sequestro di beni come disposto dal gip di Palermo Paolo Magro per dieci milioni di euro sono la società Italia Paramount strategies, gestita da due indiani, e della Keywell Solutions Italia srl, quella nell’Ennese. La Paramount ha consegnato alla protezione civile 920 mila mascherine Ffp2 che erano state sequestrate perché non avrebbero contenuto alcuna dichiarazione di conformità e non avevano la certificazione europea. Un altro carico di mascherine stavolta Ffp3 da un milione di pezzi venne bloccato perché l’ente dichiarato per la certificazione non aveva i titoli per farlo. Lo stesso ente sentito dai finanzieri ha confermato che non aveva emesso nessuna certificazione per l’immissione sul mercato europeo dei dispositivi.






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