I finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo hanno eseguito il sequestro, su provvedimento della sezione misure di prevenzione per un valore complessivo di circa un milione e mezzo di euro, riconducibili o comunque nella disponibilità di Luigi Salerno, 72 anni, storico esponente della famiglia mafiosa di Palermo-Centro e personaggio dotato di un notevole curriculum criminale.
Salerno è stato condannato a 6 anni di reclusione dalla Corte di Appello di Palermo per associazione di tipo mafioso, divenuta irrevocabile nel 1999, e successivamente nuovamente condannato con sentenza della Corte d’Appello di Palermo – divenuta irrevocabile nel 2007 – per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso e di estorsione a 9 annidi reclusione.
Luigi Salerno è già stato in passato destinatario di un procedimento di prevenzione, culminato nel gennaio 2015 con l’emissione, da parte del Tribunale di Palermo, di un decreto di sequestro di disponibilità finanziarie e patrimoniali per un valore stimato di oltre 10 milioni di euro.
Nel corso di ulteriori indagini nel maggio 2018 le fiamme gialle hanno arrestato Salerno per il reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso nei confronti dei titolari di una storica attività commerciale palermitana nel settore dell’abbigliamento, con canali di vendita all’ingrosso ed al dettaglio.
Sulla scorta ulteriori accertamenti economico-patrimoniali svolti dagli specialisti del gico, il tribunale di Palermo ha disposto il sequestro di una tabaccheria nel quartiere Zen e una focacceria con sede nella zona turistica di via Maqueda e di 5 immobili nei quartieri Brancaccio e Capo e formalmente intestati a prestanome, per un valore stimato complessivo pari a circa 1,5 milioni di euro.
Il Tribunale ha infatti ritenuto che i beni oggetto dell’odierno sequestro fossero in concreto nella disponibilità del proposto e che comunque tali investimenti non fossero il frutto dei risparmi derivanti da redditi fiscalmente dichiarati dai rispettivi nuclei familiari, sostenendo che i beni aggrediti costituissero il frutto o il reimpiego di guadagni provenienti da attività illecite.
Diversi sono stati, nel tempo, i collaboratori di giustizia che hanno reso dichiarazioni su Salerno tra i quali Salvatore Cucuzza che nel ’96 individuava nel Salerno il “reggente” della famiglia mafiosa di Palermo Centro, mentre altro collaboratore di giustizia, Marcello Fava, nel 2000 lo qualificava come “uomo d’onore” della famiglia di Palermo Centro.
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