Nuovo sequestro beni per l’imprenditore Andrea Impastato. I sigilli scattano per le imprese dei figli Giuseppe e Stefano.
L’imprenditore Andrea Impastato, originario di Cinisi, ha finito di scontare una condanna per mafia e il periodo di libertà vigilata, scaduto lo scorso giugno.
Il suo patrimonio, composto soprattutto da impianti di Calcestruzzo a Carini, è finito sotto sequestro nel 2008.
Il provvedimento emesso dalla sezione per le Misure di prevenzione allora presieduta dal giudice Silvana Saguto, oggi sotto inchiesta e sospesa.
Dell’elenco dei beni faceva parte la Icocem srl, intestata a Giuseppe e Stefano.
Dalle indagini della Questura di Palermo sarebbe emerso che nel 2014, e cioè successivamente al primo sequestro, i figli avevano costituto una nuova società, la Unicem srl.
Il settore era lo stesso settore la vendita di materia edile.
Da qui la richiesta della Procura di estendere il sequestro anche alla Unicem, con sede a Montelepre, e non solo. Lo scorso settembre ai giudici è giunta una richiesta integrativa con la quale si chiedeva di sequestrare anche la Adelkan srl di Alcamo. Entrambe le richieste sono state ora accolte dal Tribunale per le misure di prevenzione, presieduto da Raffaele Malizia.
Andrea Impastato, dopo avere finito di scontare la condanna, ha vissuto otto anni in regime di libertà vigilata. Il 6 giugno scorso il Tribunale di sorveglianza di Palermo ha dichiarato “cessata la pericolosità sociale, revocando la misura di sicurezza” dopo che Impastato ha lavorato come volontario in una onlus di Carini.
Il valore del sequestro delle imprese di Impastato è di un milione e mezzo di euro. Andrea Impastato è figlio di Giacomo detto “u sinnacheddu”, esponente della famiglia di Cinisi, in costante relazione con i Badalamenti, e fratello di Luigi, ucciso a colpi d’arma da fuoco, in un agguato di mafia il 22 settembre 1981 a Palermo.
Andrea Impastato ad ottobre 2002, è stato tratto in arresto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Tribunale di Palermo – Sezione del Giudice per le Indagini Preliminari, dopo le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Palermo, con le quali erano stati scoperti i fiancheggiatori di Bernardo Provenzano.
Nel corso dell’operazione venne arrestato Giuseppe Lipari il geometra che curava gli affari del boss corleonese. In casa di Lipari fu trovato e sequestrato un archivio informatico con la fitta rete di favoreggiatori che avevano agevolato la latitanza di Provenzano, tra questi Andrea Impastato.
A giugno del 2005 era stato condannato dalla Corte d’Appello di Palermo alla pena di anni 4 di reclusione, all’interdizione dai pubblici uffici per anni 5 e alla libertà vigilata per un anno, in quanto riconosciuto colpevole di associazione a delinquere di stampo mafioso.
Nel 2013 la sezione misure di prevenzione aveva sequestrato ad Impastato di numerosi beni intestati ai suoi familiari, tra cui la società I.CO.CEM srl costituita nel 2012 dai figli Giuseppe e Stefano. Nel 2015 la Questura di Palermo ha accertato che i figli avevano costituito una nuova società denominata UN.I.CEM. srl.
Le indagini hanno accertato che anche la società ADELKAM srl era di proprietà per il 70% del figlio Giuseppe e per il restante 30% della Giovanna Mistretta, moglie di Vito Cammarata, già dipendente e socio di alcune delle società sottoposte a sequestro.
Oltre alle due società sono stati sequestrati veicoli e macchinar per la produzione di calcestruzzo. Conti correnti delle imprese, con saldo complessivo di circa 80.000 mila euro e assegni bancari per 133 mila euro.
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