Gli ex Pip tornano in piazza per chiedere soldi e certezze sul proprio futuro. Si sta svolgendo infatti davanti Palazzo d’Orleans, sede della Presidenza della Regione, un’assemblea sit-in dei lavoratori appartenenti al Bacino Emergenza Palermo.
Da anni attendono la stabilizzazione, e da tre mesi non ricevono lo stipendio.
Ieri un’ex Pip, esasperato dalla propria condizione di indigenza e precarietà, ha tentato di darsi fuoco in via Garufi.
Giovanni Augello, 61 anni, si è cosparso i vestiti di benzina ed ha iniziato ad urlare contro tutti. Una crisi nervosa in piena regola durante la quale è caduto a terra sbattendo la testa e provocandosi una grossa ferita.
In questi ultimi anni diversi sono stati espulsi dal bacino perché hanno problemi con la giustizia: alcuni per i carichi pendenti, altri per le denunce dopo gli scontri avvenuti con la polizia e i carabinieri nel corso della manifestazioni.
Esasperazione su esasperazione.
“Ormai da troppo tempo aspettiamo la convocazione promessa dal presidente Crocetta per potere finalmente avviare un ragionamento finalizzato al raggiungimento degli obiettivi fissati dalla legge regionale sulla definitiva stabilizzazione del bacino degli ex Pip di Palermo”. Lo afferma Marianna Flauto, segretario generale della Uiltucs Sicilia, che oggi partecipa al sit-in di protesta.
“Chiederemo al presidente la costituzione di una commissione tecnica – prosegue Flauto – che in tempi certi possa trovare soluzioni per affrontare in tempi rapidi anche le altre questioni come il mancato riconoscimento dei permessi retribuiti e della maternità, ovvero di tutti quegli istituti tipici di un rapporto di lavoro subordinato. E’ inaccettabile che a questi lavoratori non vengano riconosciuti gli stessi diritti di chi svolge dentro agli enti ove sono collocati le stesse mansioni. Bisogna sfatare il pregiudizio nei confronti di questo bacino – prosegue la Uiltucs – da parte di chi fino ad oggi ha ostacolato il percorso previsto dalla legge e di chi ha tutto l’interesse a mantenere in condizioni precarie. Agli oltre 2.500 lavoratori viene riconosciuto il sussidio solo se prestano l’attività presso gli enti ove sono impiegati e dove sono diventati indispensabili in quanto in loro assenza nessuno è in grado di svolgere la medesima attività. Dunque è giusto e doveroso che a questi lavoratori venga riconosciuto lo status al quale hanno diritto ovvero quello di lavoratori dipendenti”.
Commenta con Facebook