È il giorno della sentenza di Palermo per il ministro della infrastrutture e dei trasporti e vice Premier Matteo Salvini che ha già fatto trapelare che comunque vada non si dimetterà. E’ il giorno in cui i giudici di Palermo decideranno se trattenere i migranti a bordo della Open Arms quando lui era ministro dell’Interno del governo Conte fu un reato o, invece, fu una legittimità attività di pubblica sicurezza.
3 anni di processo per un totale di 24 udienze che hanno visto l’audizione di 45 testimoni.
L’ex ministro dell’Interno e attuale ministro dei trasporti è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, dopo aver impedito per 19 giorni lo sbarco di 147 persone, tra cui minori, soccorse dalla ONG Open Arms nel corso di 3 salvataggi nell’agosto 2019.
6 anni di reclusione oltre alle pene accessorie è stata – durante l’udienza del 14 settembre 2024 – la richiesta dei PM della Procura della Repubblica di Palermo per l’attuale Vicepremier che all’epoca dei fatti era a capo del Viminale, imputato del processo in riferimento alla missione 65 della ONG Open Arms svoltasi ad agosto del 2019. Quasi 30 le parti civili tutte Ong o associazioni schierate.
Attendendo la sentenza di oggi, nelle 24 ore precedenti la Lega ha riunito il direttivo regionale straordinario organizzato dal partito in Sicilia per esprimere vicinanza al vicepremier Matteo Salvini nel caso Open Arms. In apertura dell’incontro, un lungo applauso di solidarietà per il segretario federale. “Salvini, leader indiscusso e insostituibile del nostro partito, rischia sei anni di carcere per aver fatto, da ministro dell’Interno, quello che andava fatto: difendere il nostro Paese. La Lega Sicilia è al fianco di Salvini che ringrazia, oltre che per aver sempre tutelato tutti gli italiani, per l’attenzione che costantemente rivolge alla nostra Isola e a tutto il Meridione con azioni concrete che stanno permettendo ai nostri territori di crescere e svilupparsi” dice il senatore e commissario regionale della Lega in Sicilia, Nino Germanà.
“Confido molto nella terzieta dei giudici di Palermo e nel loro giudizio che sarà scevro da qualsiasi condizionamento esogeno della politica e di quella parte che contrasta Salvini per partito preso” dice Salvo Geraci, capogruppo della Lega all’Assemblea regionale siciliana.
“Il processo Open Arms è stato aperto dalla politica contro un leader che in quel momento era al governo con un partito sopra il 20 per cento dei consensi. In un paese civile un ministro non viene processato per una posizione che è quella del governo e, nei fatti, rispetta le leggi e difende i confini nazionali. La solidarietà a Matteo Salvini è piena ed il primo a gioire per un’auspicata assoluzione dovrebbe essere il presidente del Consiglio di quella stagione. I governi, infatti, agiscono collegialmente e il presidente ne coordina l’azione come prevede la Costituzione. Salvini ha fatto il suo dovere, mentre l’opposizione lo ha combattuto con la propaganda e la via giudiziaria” conclude Geraci.
“Un processo chiaramente politico, uno scandalo a livello internazionale. Difendere il nostro Paese non è un reato, ma un dovere nei confronti di tutti gli italiani e, quindi, tra pochi giorni mi auguro si proceda in un’unica direzione, quella giusta, con Salvini assolto da queste assurde accuse” gli fa eco ancora Germanà.
Nei giorni scorsi la lega ha organizzato anche gazebo in giro per l’isola e per l’Italia per raccogliere firme di sostegno “La grande partecipazione ai nostri gazebo in Sicilia ha dimostrato che i cittadini hanno ben capito la bontà dell’operato di Matteo Salvini. Adesso mi auguro che anche la magistratura possa riconoscere la correttezza di un ministro che difendendo i confini del suo Paese non può aver compiuto un reato nella maniera più assoluta. Siamo pienamente convinti che le accuse a suo carico sono assurde e fra poche ore scopriremo se l’Italia è un Paese serio oppure no” sostiene il deputato siciliano della Lega Anastasio Carrà.
Ma la guerra della propaganda è stata bilaterale. Se da un lato la Lega ha schierato le sue armi mediatiche, le Ong non sono state da meno. Open Arms ha diffuso il report sul processo e sui salvataggi di quell’anno, e nella maggior parte delle udienze in strada sono scesi attori e figuranti per inscenare proteste variopinte messe in piedi con vere e proprie trame teatrali. Ci sono, poi, le minacce social ai Pm che sono comparse nella fase finale del procedimento.
Ai giudici il compito di seguir elegge e coscienza, guardare ai fatti processuali raccontati durante le 24 udienza senza farsi condizionare, in un senso o nell’altro, dalla piazza. Ma non è cosa facile