Chi vuole andare a destra e chi a sinistra? Ap non c’è più o quasi. La spaccatura è ormai talmente profonda che il partito di Alfano sembra diviso in due tronconi le cui posizioni si allontananto sempre di più.
Così come nel Pd, o forse anche peggio che in casa Renzi, c’è clima da resa dei conti nel partito che più di chiunque altro è uscito sconfitto dalle ultime elezioni regionali. Una sconfitta che brucia soprattutto in due province: Agrigento e Siracusa. Si perchè guardando ai risultati elettorali in queste due province lo sbarramento del 5% è stato ampiamente superato.
“A Siracusa abbiamo sfiorato la doppia cifra. Ci siamo fermati al 9,11% e io sono stato il terzo candidato più votato in provincia. Se fossi stato altrove sarei stato eletto – dice a BlogSicilia Vincenzo Vinciullo, ex Presidente della Commissione bilancio e oggi animatore di una protesta politica interna al partito – di questo dobbiamo parlare. Occorre confrontarci e stabilire una linea”.
A Vinciullo l’accaduto non è andato giù e vuole una resa dei conti. Oggi torna a svegliarsi per l’ennesima volta dopo le dichiarazioni di Roberto Formigoni che torna, in giornata, a considerare l’alleanza con il Pd un errore. Lo fa dopo che è slitatta per l’ennesima volta la direzione nazionale del partito. Doveva tenersi lunedì scorso, poi oggi e adesso slitta all’11 dicembre.
“Dobbiamo cogliere la palla al balzo dell’ennesimo slittamento per fare il punto in Sicilia. Da tempo chiediamo al commissario Castiglione di convocare la direzione regionale ma restiamo ignorati. Bisogna assolutamente farlo prima della festa della Madonna. Dobbiamo sapere cosa vuole il territorio. Sono coloro i quali hanno portato i voti a dover rappresentare l’esigenza e i desiderata. Non si possono lasciare queste scelte in mano a chi non ha un voto e non possiamo farci piovere ancora una volta le scelte dall’alto, da Roma. Vogliamo essere protagonisti e dire la nostra”
Il riferimento è chiaramente alla militanza nel centro sinistra che non è andata giù a molti in occasione proprio delle regionali. “Io non dico ne destra ne sinistra. Dico che bisogna parlarne – conclude Vinciullo – e analizzare le possibilità. Cosa c’è a destra? Ilrischio di ostracismo? Ok, prendiamone atto e diciamocelo. E a sinistra cosa c’è? C’è l’intenzione da parte degli eventuali alleati di riconoscerci il sacrificio che abbiamo fatto e che ha portato alcuni di noi a non essere eletti nonostante i voti lo consentissero?”.
Insomma la battaglia è aperta e riguarda le scelte da fare. Molto dipenderà da cosa c’è sul piatto in vista delle nazionali. Convincere i ribelli o gli indecisi non è complesso, basta dargli una posizione che permetta loro di essere eletti. Ma forse non c’è posto per tutti e neanche per molti. Per questo scegliere la collocazione non è secondario e dividersi potrebbe essere una opzione. Ma con questo sistema elettorale un piccolo partito può, invece, aspirare a fare l’ago della bilancia con una piccola flotta di deputati e senatori?
Vinciullo si è espresso chiaramente. Giovanni La Via, invece, l’ex candidato vice presidente della Regione, secondo indiscrezioni avrebbe deciso di non parlare fino alla direzione nazionale. Silenzio fino ad ora anche da parte della senatrice Vicari che era stata la prima a intavolare un ragionamento politico sulle soglie di sbarramento regionale e nazionale dopo che Alfano stesso nella sua analisi aveva sottolineato come la soglia al senato sia più bassa che alla regione siciliana (3% contro il 5% in sicilia). La partita non è affatto facile
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