Con le belle giornate di sole, e le miti temperature, sono molte le persone che si avventurano nei campi e nei boschi alla ricerca di verdure salutari da cucinare e mangiare.
Un passatempo però che può trasformarsi in tragedia: sono molte le piante altamente tossiche che potrebbero essere scambiate per verdura e che se consumate possono portare ad allucinazioni, stati di coma o alla morte.
E’ il caso della mandragora, l’erba delle streghe, che in Sicilia ha causato addirittura dei decessi. L’ultimo caso in ordine di tempo è avvenuto lo scorso novembre: a perdere la vita a causa di un inarrestabile avvelenamento una anziana che abitava a Marsala.
La tempestività dei medici nel riconoscere gli effetti collaterali e rivolgersi al più vicino centro antiveleni può essere determinante.
Per chi ama aggirarsi in campagna dunque, occhi bene aperti e attenzione alle caratteristiche delle piante raccolte.
Le differenze tra mandragora e borragine sono molte e basta conoscerle per non incorrere in pericolose sorprese.
La borragine, nel medioevo descritta come “generatrice di buon sangue” per le sue proprietà salutari è una pianta con il fusto spesso e peloso, molto ramificata e può arrivare fino a 50 cm di altezza. Le sue foglie sono dure, ovali, verde scuro con i margini ondulati e ricoperte da una fitta peluria. I fiori, piccolini, sono a forma di stella di un bellissimo blu-violetto molto intenso e disposti a grappolo.
La mandragora, alta 5-15 cm, con radice grande, fusiforme, ha le foglie prive di peli o quasi, ovato-spatolate, bordo dentellato. I suoi fiori sono solitari, violacei, nascenti alla base della pianta. Fiorisce in autunno e cresce in campi incolti, aridi, lungo le siepi.
Le differenze principali tra borragine e mandragora riguardano le foglie che, nella borragine sono pelose e nella mandragora lisce o quasi del tutto prive di peli e più piccole.
Se proprio si vuole essere sicuri, e non si conoscono bene le differenze, è sempre consigliabile chiedere informazioni a chi è più esperto.