Se l’aumento del numero dei contagi non si arresterà la riapertura delle scuole italiane a settembre potrebbe essere compromessa. Lo dicono gli esperti che invocano in queste ore la responsabilità di tutti, a partire proprio dai ragazzi, e il rispetto massimo delle regole per evitare un riavvio dell’anno scolastico senza alunni nelle classi.
Dopo lo stop alle discoteche imposto ieri e l’obbligo di mascherina dalle 18 alle 6 in tutti i luoghi pubblichi, praticamente un obbligo imposto alla movida, si teme per la scuola
Una voce in questo senso è arrivata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il direttore aggiunto Ranieri Guerra paventa il pericolo di arrivare al 14 settembre “con un numero di casi che renderebbero la riapertura pericolosissima”.
Intanto il 19 agosto la riunione del Cts si occuperà proprio della riapertura delle scuole. Il Comitato Tecnico Scientifico, secondo quanto già trapelato, ribadirà che non si deroga all’obbligo del distanziamento fisico di un metro tra gli alunni in classe. Nel caso fosse impossibile garantire il metro di distanza gli studenti dovranno indossare la mascherina chirurgica e ci dovrà essere un’adeguata areazione. La deroga sarà comunque consentita per un periodo limitato di tempo – continuano a ribadire i consulenti del governo per l’emergenza sanitaria – e nel frattempo dovranno essere adottate il prima possibile soluzioni per garantire il distanziamento prescritto. I banchi monoposto saranno comunque in molti casi la soluzione. In altri neanche quelli perché lo spazio all’interno delle aule non sufficiente ad accogliere classi che negli anni sono divenute sempre più numerose.
Dal ministero dell’Istruzione si ribadisce che il lavoro in corso per riaprire le scuole a settembre, obiettivo che non è messo in discussione, deve però essere accompagnato in queste ore da una maggiore responsabilità di tutti. “Sto facendo i salti mortali ma vorrei che lo sforzo lo facessero tutti”, ha detto qualche giorno fa la ministra Lucia Azzolina proprio con un occhio alla situazione in generale peggioramento sotto il profilo dei casi di Covid. Intanto è pronto, e verrà diffuso ai dirigenti scolastici nei prossimi giorni, un testo dell’Istituto Superiore di Sanità su “Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di Sars-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia”.
In una circolare interna, indirizzata ai presidi e ai direttori degli uffici scolastici, il ministero intanto sottolinea: “Siamo tutti consapevoli della necessità di seguire costantemente il mutamento della situazione epidemiologica”. Ma chiede di spegnere le polemiche: “Occorre isolare il rumore di fondo, costituito da un circuito di ‘non notizie’, alimentate dalla comunicazione social, ma anche da canali più autorevoli”. Ma la polemica politica sulla scuola resta dai toni accesi. Oggi l’ex ministra Mariastella Gelmini (Forza Italia) ha sottolineato, senza giri di parole, “i fallimenti dell’esecutivo in merito all’avvio del nuovo anno scolastico”. Sulla stessa linea d’onda la Lega che parla di un ministero “da tre mesi di ritardo su tutti i fronti”.
“La scuola è in presenza”, soprattutto “le prime classi vanno fatte in presenza perché la presenza non è soltanto mettere una accanto all’altro ma è anche scoprirsi conoscersi, parlarsi”. Così Patrizio Bianchi, coordinatore del Comitato di esperti costituito dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, intervistato dal TgR dell’Emilia-Romagna. Detto questo, sottolinea Bianchi, “non bisogna aver paura della formazione a distanza” perché “questo è un strumento fra tanti che deve insegnare ai nostri ragazzi non a usare telefonino o computer, che sanno usare meglio di noi, ma a farne un uso critico”.