È riconosciuta dal Centro Astalli

La scuola di italiano per i migranti del Gonzaga compie 15 anni

Dal 2006, l’inclusione sociale parte dalla lingua, con un impegno a tutto campo per fare conoscere bene l’italiano a chi, spesso fuggito da povertà, guerre e violenze, cerca un futuro di vita migliore. È quello che svolge da 15 anni, la scuola d’Italiano per immigrati nata al Gonzaga e riconosciuta dal Centro Astalli, volto italiano del Jesuit Refugee Service, organizzazione fondata profeticamente dai Gesuiti quando ancora il fenomeno delle migrazioni sembrava una pagina breve della nostra storia.

Tre livelli della scuola di italiano

La scuola di italiano ha tre livelli di insegnamento che sono l’alfabetizzazione, l’intermedio e quello avanzato distribuiti in quattro corsi attivi dal lunedì al venerdì pomeriggio. La convenzione con l’Università di Perugia, inoltre, permette alle persone straniere di conseguire la certificazione che attesta il grado di competenza linguistico-comunicativa come lingua seconda, oggi indispensabile per ottenere la carta di soggiorno e la cittadinanza italiana.

Alcune testimonianze

“Sono a Palermo da 4 anni e questo è il primo anno che partecipo a questo corso – dice Sara di 35 anni della Nigeria –. Mi piace molto perché mi trovo molto bene. Cercare di imparare la lingua italiana è molto importante soprattutto perché ti dà una maggiore possibilità di trovare un buon lavoro. Spesso tanti problemi nascono proprio dalla difficoltà di non riuscire a capirsi”.

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“Voglio imparare bene a scrivere e parlare la lingua italiana – continua Adish di Mariutius che ha 24 anni – perché il mio desiderio è quello un giorno di potere fare il lavoro di facilitatore culturale. Migliorando la comunicazione si possono raggiungere tanti obiettivi”.

“Ho preso da poco la cittadinanza italiana – racconta pure la giovane brasiliana Any di 28 anni – perché la cultura italiana mi è sempre piaciuta molto. Mi sono laureata in matematica nel mio Paese ma il mio desiderio in Italia è quello di specializzarmi nella Lingua dei Segni (Lis) dedicata alle persone che sono sorde”.

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Dieci volontari e 4 tirocinanti si dedicano alle lezioni

A dedicarsi alle persone migranti ci sono 10 volontari e quattro ragazzi per il tirocinio formativo scuola-lavoro. Fra i volontari ci sono un seminarista, un insegnante d’italiano della primaria, un insegnante di francese delle scuole medie e alcune persone in pensione.

“Quella che sto facendo finora è una bella esperienza – dice Gabriele uno studente che sta svolgendo l’alternanza scuola lavoro in convenzione con il Centro Astalli – perché mi permette di entrare in contatto con culture molto diverse dalla mia da cui imparo anche io delle cose”.

Dopo la pausa per la pandemia, le lezioni sono ripartite con 40 allievi

“Dopo un periodo di pausa forzata per la pandemia, dallo scorso novembre, abbiamo ripreso tutte le nostre attività della scuola – racconta il gesuita Giacomo Andreetta coordinatore del servizio di volontariato della scuola –. Per il momento ci sono circa 40 persone straniere, dai 12 ai 40 anni ma il numero potrebbe crescere anche se in misura limitata per le normative anticovid. Abbiamo diversi casi di ricongiungimento familiare di persone che sono dovute partire da zero con la lingua italiana. Le persone sono originarie di diversi paesi: Argentina, Brasile, Bangladesh, Sri Lanka, Mariutius, Costa D’avorio, Ghana, Nigeria, Algeria, Lettonia, Ucraina. La scuola, aperta tutti i pomeriggi dal lunedì al venerdì, è organizzata in quattro corsi”.

E continua: “Abbiamo persone che hanno bisogno di una vera e propria alfabetizzazione primaria e altre, invece, che hanno necessità di migliorare il livello di apprendimento per motivi di lavoro o per avere la cittadinanza. A maggio, ci sarà, appunto per alcuni la possibilità di fare l’esame da esterni che certifica il livello linguistico B1 necessario per la carta di soggiorno o la cittadinanza. Spesso, alcune di loro, vivendo in contesti etnici comunitari chiusi, hanno poca possibilità di imparare bene la lingua italiana. Non sempre è subito facile capire in quale livello inserire le persone perché hanno storie e vissuti molto diversi tra di loro. Imparando l’Italiano come lingua comune, la cosa bella è pure quella che riescono pure a socializzare tra di loro”.

Adelfio “È molto bello e stimolante”

“Insegno sia in B1 che in A0. Poterlo fare per queste persone – spiega l’insegnante volontaria Emanuela Adelfio – è molto bello, stimolante ma difficile nello stesso tempo; in realtà accade che più alto è il livello più la classe è eterogenea con velocità di apprendimento diverso a seconda degli studi che hanno fatto nei loro paesi. Non si lavora, quindi, come in una classe scolastica in cui tutti sono allo stesso livello. La difficoltà, a volte sta proprio nel cercare di modulare diversamente la lezione, adottando una didattica personalizzata perché non sempre si può insegnare in un modo che sia uguale per tutti. L’attività è comunque molto arricchente a livello di interazione interculturale. A tutte le persone, nel loro interesse, chiediamo un minimo di continuità nella frequenza delle lezioni; sappiamo, infatti, che, a volte, questa potrebbe non essere garantita pienamente proprio a causa delle loro situazioni lavorative”.

Padre Denora “Scuola d’Italiano del Centro Astalli è uno dei nostri pilastri”

“La scuola d’italiano del Centro Astalli è uno dei nostri pilastri portanti del Gonzaga – afferma padre Vitangelo Denora direttore generale del Gonzaga Campus –. L’esperienza della scuola per stranieri, che ormai da molti anni viene portata avanti dentro il campus, è per noi fondamentale: non si tratta di una ospitalità ma di una realtà significativa che costituisce elemento integrante della nostra proposta educativa. Al Gonzaga abbiamo infatti tre scuole: la scuola italiana, la scuola internazionale e la scuola per immigrati che condividono i valori di accoglienza, inclusione ed integrazione sociale. Il modello che proponiamo è quello della crescita socio-relazionale reciproca attraverso proprio lo scambio umano nutrito dall’arricchimento interculturale e multiculturale”.

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