• Per il Ministero le scuole riaprono oggi con le stesse regole esistenti prima delle feste
  • Le nuove regole scatteranno dal 16 gennaio
  • La Sicilia non è pronta, rinviata ad oggi la decisione del ComtatoTecnico scientifico
  • Il sindaco di Palermo parla di “strage” e minacca di chiudere le scuole del capoluogo

Da oggi al 16 gennaio la scuola dell’infanzia, primaria, secondaria di primo grado ritornano  ad operare secondo quanto stabilito dal DPCM 3 dicembre 2020 (zone gialle e arancioni, 100% in presenza; zone rosse, 100% in presenza per i servizi educativi, la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e il primo anno della scuola secondaria di primo grado, integralmente a distanza per il secondo e terzo anno della scuola secondaria di primo grado); per la scuola secondaria di secondo grado, nei giorni 7, 8 e 9 gennaio, l’attività didattica si svolge a distanza per il 100 per cento della popolazione studentesca delle istituzioni scolastiche”. Resta ferma comunque, per tutte le istituzioni scolastiche e per l’intero periodo, “la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o per mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali”.

Le regole secondo il Ministero

Lo scrive il capo dipartimento del Ministero dell’Istruzione, Marco Bruschi, agli Uffici scolastici regionali e ai dirigenti scolastici, comunicando il contenuto del decreto-legge del 5 gennaio su “Ulteriori disposizioni urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid19”.

Dal giorno 11 al 16 gennaio, le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado nelle regioni “gialle” e “arancioni” “adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica garantendo almeno al 50 per cento della popolazione studentesca l’attività didattica in presenza”, fermo restando, anche in questo caso e nel caso delle regioni “rosse” dove l’attività è prevista al 100% a distanza, “la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o per mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali”.

Il Ministero raccomanda che “In una lettura sistematica delle disposizioni vigenti, la ripresa dell’attività in presenza per almeno il 50% della popolazione studentesca dovrà essere realizzata secondo le azioni delineate dai piani operativi derivanti dall’attività dei “tavoli prefettizi”, di cui al dPCM 3 dicembre 2020, che hanno provveduto a coordinare le esigenze delle istituzioni scolastiche e dei servizi di trasporto sui territori di competenza, proprio in vista della ripresa della scuola in presenza”. Resta inteso, conclude il capo dipartimento del Ministero, “che sono da osservarsi le eventuali diverse determinazioni più restrittive deliberate dalle Regioni e dagli Enti locali nell’esercizio delle rispettive competenze”.

Rinviata la decisione del Comitato tecnico scientifico siciliano

Ma in Sicilia la ripartenza è a macchia di leopardo, ogni scuola decde diversamente per l’auonoma scolastica anche se la regola regionale stabilirebbe diripartire domani per le scuoe dall’infanzia alle medie e l’11 ovvero lunedì per le superiori.

Ma la Regione non è pronta e l’incontro di ieri sera con il comitato tecnico scientifico non ha prodotto risultati. Il Cts ha ricevuto la richiesta degli assessori Lagalla e Razza di appronfondimenti ed ha promesso di dare risposte nella giornata di oggi.

“La crescita dei contagi non è inattesa. È il risultato di comportamenti che tutti abbiamo avuto modo di rilevare e documentati anche da alcune immagini arrivate dalle nostre città. Se da un lato osserviamo, fortunatamente, un’incidenza non critica dei ricoveri ospedalieri, dall’altro è opportuno prevedere concrete azioni contenitive parametrate alla situazione. Stiamo affrontando questi temi nella seduta odierna del Comitato tecnico scientifico regionale che è appena iniziata” dice l’assessore alla Salute.

Il sindaco di Palermo Orlando minaccia di chiudere le scuole comunali del capoluogo

E così riesplode la guerra copn il Comune di Palermo e il sindaco Leoluca Orlando minacia di chiudere le scuole nel territorio comunale come già minacciato a novembre e dicembre “Siamo nuovamente nella situazione di qualche mese fa, quando sono stato costretto a sospendere un provvedimento già pronto ancorché di dubbia legittimità per le scuole di competenza comunale. La scuola è importante, certamente, – dice ilsindaco di Palermo – ma non possiamo per questioni di principio provocare una strage. Lo stesso vale per le attività economiche per le quali torniamo a chiedere interventi adeguati. Non è inoltre accettabile continuare a bloccare la capacità dei Comuni di rendere servizi essenziali per vincoli e limiti di spesa che altri paesi europei hanno sospeso e che in Italia continuano a essere vigenti.Non sono tollerabili impuntature di burocrazie di Palazzo che sembrano vivere fuori dalla attuale realtà.Se è emergenza si adottino provvedimenti di emergenza che tutti gli altri paesi europei hanno già adottato. Non vi è più tempo da perdere”.

Anche Messina non vuole il rientro in classe

Il sindaco di Messina Cateno De Luca in una messaggio su Facebook ha scritto di stare valutando l’ipotesi di prolungare fino al 31 gennaio l’ordinanza con la quale ha disposto la chiusura, fino al 9 gennaio, delle scuole di ogni ordine e grado in città. Il provvedimento dipende dalla continua crescita dei contagi nel messinese e dalla criticità della situazione negli ospedali. La valutazione sarà completata entro sabato quando è previsto un nuovo tavolo tecnico.

 

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