Cosa nostra punta sulla droga per far confluire denaro nelle proprie casse.
Sono quindici gli arrestati ai cui polsi sono scattate le manette nel corso dell‘operazione “Eride” dei carabinieri di martedì scorso a Palermo.
Per la gestione del mercato della droga però, soprattutto nella zona di corso Calatafimi, servono fornitori affidabili e poi bisogna riciclare il denaro incassato intestando attività commerciali quali sale giochi e centro scommesse a prestanome puliti.
Tra i capi degli affari sporchi, ci sarebbe stato più di uno scontro, secondo i magistrati della Dda che hanno indagato. Coinvolti i capiclan delle famiglie di corso Calatafimi, quelle di Palermo Centro e di Porta Nuova.
Come si legge sull’edizione odierna del Giornale di Sicilia, nel marzo 2018 si tenne un vertice segreto all’interno di una parrucchieria di via Santissima Mediatrice a Palermo. All’ordine del giorno le ‘preoccupazioni’ che attanagliavano Filippo Annatelli, a capo dell’organizzazione di trafficanti e spacciatori (finito in carcere anche lui) e Gaspare Rizzuto, al vertice della famiglia di Palermo Centro.
Di quell’incontro esistono le intercettazioni, i boss non sapevano di essere ascoltati da tempo dai carabinieri del Nucleo Investigativo che hanno indagato sul traffico di droga, coordinati dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca. Centinaia di pagine di intercettazioni che hanno suffragato l’ordinanza cautelare firmata dal gip Annalisa Tesoriere che ha ricostruito il modus operandi dell’organizzazione criminale capeggiata da Annatelli.
Nel corso di quell’incontro si discusse dell’agire di Andrea e Salvatore Tomaselli, padre e figlio, finiti anche loro in carcere, che avevano deciso autonomamente di acquistare la droga da Gaetano Leto, ritenuto dagli inquirenti un grossista. Leto è anche il cognato di Gregorio Di Giovanni, reggente del mandamento mafioso di Porta Nuova nonché padrino di Salvatore Tomaselli.
Si discusse anche del debito non ancora saldato per una partita di droga che Leto vantava nei confronti di padre e figlio. Ma c’è di più. I Tomaselli, rifornendosi da Leto, non avrebbero riconosciuto ‘l’importanza’ attribuita dal gruppo criminale al fornitore Giuseppe Massa, al quale Filippo Annatelli aveva affidato la gestione e il ruolo di cassiere.
Circostanze che portarono all‘intervento di Annatelli e del suo braccio destro, Salvatore Mirino, che era stato appena scarcerato ed era tornato a dirigere lo smercio degli stupefacenti.
Insomma, i capiclan si incontrarono per cercare di dirimere la questione e non fare saltare la pace mafiosa tra le famiglie.
Le microspie hanno registrato Rizzuto che rassicura Annatelli: “e che ti ho detto non c’è niente…”.
Alla fine si trova un accordo: i Tomaselli possono continuare a rifornirsi da Gaetano Leto e da un altro soggetto di corso Calatafimi non ancora identificato, misteriosamente indicato come Giovanni «occhi belli».
Qualche giorno dopo, nell’aprile del 2018 , all’interno del solarium della stessa parrucchieria «si svolgeva – scrive il Gip – un altro summit mafioso di straordinario rilievo al quale partecipavano Filippo Annatelli, Gaspare Rizzuto e Salvatore Pispicia, quest’ultimo uomo d’onore della famiglia mafiosa di Porta Nuova nonché diretta espressione della volontà mafiosa del cugino Gregorio Di Giovanni».