Quel simbolo appartiene al partito e i Centristi per la Sicilia, i ‘ribelli siciani’ guidati da Gianpiero D’Alia non possono usarlo. E’ in sostanza questa la tesi di Lorenzo Cesa e dell’Udc che ha presentato un ricorso cautelare in tribunale per ottenere il divieto all’utilizzo dello scudocrociato. E’ sempre guerra aperta, dunque, tra Roma e Palermo.
La mossa era stata in qualche modo annunciata insieme allo strappo e adesso viene messa in atto del segretario Udc Lorenzo Cesa dopo la scissione dei siciliani guidati dall’ex ministro ed ex presidente del partito Gianpiero D’Alia e la decisione di dare vita ai Centristi per la Sicilia.
Attraverso il proprio legale Pieremilio Sammarco, Cesa ha notificato un ricorso cautelare d’urgenza nei confronti dei ‘ribelli’ che, oltre ad autoattribuirsi “senza alcun titolarita’ la carica di segretario regionale e di segretari provinciali”, hanno fatto uso, è l’accusa, “in modo improprio e illegittimo” del simbolo dell’Unione di centro “assumendo una posizione al chiaro scopo di ingenerare confusione circa la posizione del partito sul referendum costituzionale, in difformità con le decisioni assunte dalla Direzione nazionale del partito”.
Oggi toccherà al Tribunale di Roma pronunciarsi sulla richiesta di provvedimento cautelare che, se accolta, impedirebbe l’utilizzo del simbolo e del nome dell’Udc.
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