Un vastissimo contenzioso per centinaia di milioni di euro; le inevase richieste dei dipendenti, che a loro volta hanno comportato oltre cinquecento azioni legali; il pesante clima che si respira all’interno dell’azienda; gli incombenti adempimenti in vista dell’attuazione del processo organizzativo stabilito lo scorso anno dall’Assemblea regionale siciliana.
Sono le condizioni in cui versa Riscossione Sicilia denunciate dal consiglio di Amministrazione insediatosi appena una decina di giorni fa con il mandato di dismettere l’Ente e farlo confluire nell’agenzia delle Entrate. Un mandato che non può essere portato a termine in queste condizioni secondo quanto raccontato proprio dal CdA in un incontro con il Presidente della Regione Nello Musumeci chiesto con urgenza proprio dai vertici di Riscossione
Tali condizioni hanno fatto maturare nei tre amministratori la decisione ineluttabile di rassegnare le proprie dimissioni, dopo avere espresso gratitudine al presidente Musumeci per la fiducia loro accordata.
Il presidente, quindi, ha preso atto di quanto rappresentato, ringraziando gli amministratori per il lavoro svolto – seppure per un breve periodo – e l’analisi compiuta che ha confermato la piena consapevolezza, da parte di tutto il governo, di quanto pesante fosse la condizione ereditata nella riorganizzazione della società, lasciata negli anni passati al di fuori di ogni vigilanza da parte del governo regionale. Al termine dell’incontro con il cda di Riscossione Sicilia, il presidente della Regione ha riunito la Giunta che si è determinata, in relazione alla gravità esposta, ad affidare rapidamente a un nuovo consiglio di amministrazione la prosecuzione del processo previsto dalla legge, ferma restando la tutela di tutti i livelli occupazionali.
“Peraltro – ha precisato il governatore – Riscossione Sicilia non è la sola a destare preoccupazione: sono numerose in Sicilia le società vigilate che sopravvivono in spregio alle più elementari regole di buona amministrazione, ragione per la quale nella legge finanziaria di recente approvazione abbiamo inserito la norma che prevede la sostituzione degli amministratori inadempienti sull’approvazione dei bilanci. Non si può far finta di non vedere questa vasta palude da bonificare. Tolleranza zero dal nostro governo nei confronti di furbetti e spregiudicati”.
Sorpresi ma non troppo i sindacati dei lavoratori di Riscossione Sicilia. “Le dimissioni del CdA di Riscossione Sicilia, insediato da pochi giorni, e le parole che hanno usato nel lasciare l’incarico, confermano quanto stiamo dicendo da anni, purtroppo inascoltati da politica ed istituzioni. Dobbiamo pertanto ringraziare tutti i componenti del CdA perché in pochi giorni hanno fotografato e messo in luce una situazione aziendale disastrosa e senza futuro, se mantenesse un assetto ed una governance regionale, ed un clima interno pesantissimo alimentato proprio dai
vertici aziendali”.
“L’enorme contenzioso, causato dalla gestione incompetente e colpevole delle governance precedenti – scrivono – e dagli attuali vertici interni, è solo una parte della situazione di sbando operativo e decisionale che abbiamo denunciato in questi anni, sopperita solo dalla buona volontà e la dedizione delle lavoratrici e dei lavoratori di Riscossione Sicilia. E’ chiaro ormai a tutti che non si debba perdere altro tempo : si nomini un CdA che abbia il
preciso mandato di portare la società verso la liquidazione, ed il Governo Regionale si faccia carico di applicare la Legge 16/2017, concordando rapidamente con il Ministero delle Finanze il passaggio di funzioni e personale ad Agenzia delle Entrate Riscossione, come già avvenuto per Equitalia”.
“Non esiste nessuna ragione per cui i cittadini siciliani debbano pagare una tassa sulla tassa – concludono – finanziando una società strutturalmente in perdita, che è stata perfino utilizzata a scopi politici. Concordiamo con quanto affermato dal Governatore Musumeci quando sostiene che occorre “bonificare” Riscossione Sicilia, facendo luce su quanto avvenuto in questi anni, a partire dalla gestione dissennata e padronale delle risorse umane, ad opera anche di una governance interna che non ha dato dimostrazione di competenza né di equilibrio, e chiarendo i tanti punti ancora rimasti oscuri”.
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