Non parte nel migliore dei modi il post Covid nel centro storico di Palermo, macchiato da aspre polemiche tra commercianti e amministrazione comunale. Sono due i casi che scaldano l’estate rovente di Palermo. Alle alte temperature del Capoluogo che si registrano in questi giorni, si aggiungono storie di imprenditori che chiedono solo una cosa: lavorare. Tra querele e ricorsi si sono aperti diverse falle nel “sistema Palermo”. Il primo è quello del noto ristorante Gigi Mangia, locale in di via Principe di Paternò, in piena area pedonale; l’altra grana è quella, spuntata nel corso dell’ultimo fine settimana, che vede protagonista il pub “Ai Chiavettieri” che si trova nell’omonima zona del centro storico di Palermo.
Ultima novità della “telenovella” relativa al ristorante di Gigi Mangia è che l’amministrazione comunale sarebbe pronta a querelare il ristoratore per le dichiarazioni, giudicate “false”, rese alla stampa. Intanto fervono le polemiche. Se di “disinteresse dell’amministrazione” parla il rinomato chef Gigi Mangia, di “accanimento senza precedenti” racconta il gestore del pub Gabriele Caladrino. Sono facce della stessa medaglia di una Palermo che vuole lavorare nonostante, a volte, la burocrazia sia il loro principale nemico. Di fatti, è “l’assoluto disinteresse di un’amministrazione comunale che nuota come un calamaro gigante che ha perso la voglia di mare e ha il solo obiettivo di spiaggiarsi sull’arenile”, che ha convito Gigi Mangia a chiedere un risarcimento danni di 250 mila euro al Comune di Palermo dopo che questi non ha risposto alla richiesta di suolo pubblico avanzata dal titolare. “Un momento triste per me, palermitano – ha detto Mangia -, che non vuole nuocere alla propria città e ai propri concittadini. Ho sperato fino all’ultimo istante di non dover ricorrere a una simile decisione ma ho dovuto tutelare anche gli interessi dei miei collaboratori, dei miei fornitori e della mia azienda, chiedendo un risarcimento per 250.000 euro”.
Il ristoratore ha presentato diverse istanze, fino a dare il termine perentorio del 28 giugno come ultimo per ricevere una risposta. Ma dal Comune nulla. Così lo chef non ho potuto fare altro che adire alla vie legali.
Il racconto di Gabriele Calandrino è denso di rabbia e delusione, invece. Anche lui si è rivolto ad un avvocato al fine di risolvere la faccenda relativa a quanto accaduto nel corso del weekend. “Eravamo in chiusura e non vendevamo alcolici – ha raccontato a BlogSicilia il titolare del pub Ai Chiavettieri – Hanno visto della bevande alcoliche nel magazzino, ho cercato dispiegare che si trattava di un deposito momentaneo ma hanno deciso per il sequestro e per una multa di 3.000 euro. Una cifra non indifferente visto il periodo da cui usciamo”.
Quello che ha fatto storcere il naso al titolare non è la multa inflitta ma il fatto, tra l’altro, che i controlli hanno coinvolto solo 2 locali su 6 presenti nella stessa via. “Hanno fatto sapere alla stampa che non avevamo licenza ma noi la licenza l’abbiamo sempre avuta – aggiunge – un fatto che fa pensare ai nostri clienti che siamo chiusi creando un danno d’immagine e un danno economico”. Gabriele Calandrino, adesso ha dato mandato al suo legale di fare ricorso ai provvedimenti della Polizia Municipale. “Ho trovato una cattiveria senza precedenti – dice – soprattutto dopo un periodo così grave e quando a Palermo ci sono attività completamente abusive”. Accanimento sulla lotta alla movida del fine settimana. Sono tanti i turisti che vengono a Palermo anche per vivere la città durante le ore notturna. L’amministrazione ha fatto tanto, riuscendoci, ad aumentare i flussi turistici ma adesso dovrebbe avallare quanto gli stesi turisti si aspettano dalla città”.
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