Sono stati 78 gli autobus su 120 che sono rientrati nelle rimesse, mentre i 14 tram sono tutti rientrati. Quindi l’adesione allo sciopero a Palermo è stata per il 70% dei mezzi su ruota e il 100% sui mezzi su rotaie nel capoluogo siciliano.
I dati sono stati comunicati dall’Amat, l’azienda che si occupa del servizio pubblico di trasporto in città Lo sciopero è stato indetto dalle 8,30 alle 17,30 dai sindacati Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal, Ugl per chiedere il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro e il miglioramento delle condizioni lavorative, sia normative che salariali, la garanzia di un futuro per i giovani e un servizio pubblico sicuro ai cittadini. Altro punto a Palermo riguarda la scadenza del contratto per i 90 autisti interinali. Senza nuove assunzioni si rischia circa il blocco di metà delle corse.
Venerdì 25 febbraio è stata, dunque, una una giornata di disagi per chi si muove con i mezzi pubblici. Bus e metro sono infatti a rischio per lo sciopero nazionale di 24 ore del trasporto pubblico. La protesta, a poco più di un mese di distanza dall’ultimo sciopero nel settore, è indetta unitariamente dalle sigle di categoria di Cgil, Cisl, Uil, Cisal e Ugl per il rifiuto delle associazioni datoriali di avviare una “reale trattativa per il rinnovo del contratto” e per chiedere il “miglioramento delle condizioni lavorative”, sia normative che salariali.
Il contratto collettivo nazionale Autoferrotranvieri Internavigatori (Mobilità Tpl) è scaduto il 31 dicembre 2017: da allora è stato fatto un accordo ponte che ha coperto con un’una tantum il triennio 2018-20, ma in occasione di quell’accordo si era anche stabilito che si sarebbe arrivati al rinnovo entro novembre 2021. L’impegno è stato invece disatteso e così i sindacati sono tornati a protestare. In precedenza c’era stato lo sciopero di 4 ore del 14 gennaio.
“Il tema delle risorse per la diminuzione della domanda di mobilità, dovuta alle misure di contenimento per l’emergenza pandemica e, ancora prima dell’emergenza sanitaria, per i tagli al settore operati negli anni, non possono e non devono essere un pretesto per rinviare all’infinito la chiusura del contratto, anche in considerazione delle cospicue risorse pubbliche stanziate”, spiegano Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Autoferrotranvieri. La questione principale è quella salariale, con le buste paga ferme ancora al 2017. Ma c’è anche il problema della difficoltà crescente per le imprese del tpl di reperire autisti, con i giovani che guardano con sempre meno interesse un settore caratterizzato da bassi salari e alti costi per le abilitazioni professionali.