Dopo la scarcerazione era tornato al comando. Tra gli arrestati nel blitz contro il clan mafioso di Resuttana ci sono Salvatore Genova, accusato di essere il reggente del mandamento, e il suo luogotenente Sergio Giannnusa.

L’inchiesta nasce dopo la scarcerazione di Genova che dopo anni di detenzione al 41 bis, è tornato a Palermo e ha ripreso il controllo del mandamento. Con il ritorno in auge di Genova è tornato al comando anche Giannusa, uomo ombra del capomafia. Genova è uno storico alleato dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo, da anni detenuti al carcere duro, ed è stato il referente per il sostentamento della famiglia del “patriarca” di San Lorenzo Francesco Madonia e dei suoi figli, fedeli alleati degli stragisti corleonesi.

La sorveglianza speciale non ferma il boss

Incurante dei limiti imposti della sorveglianza speciale che gli è stata imposta dopo la scarcerazione, Genova a pochi giorni dal rientro a Palermo ha ripreso in mano gli affari della cosca cercando, però, di mantenere un basso profilo per sfuggire alle attenzioni degli investigatori. Attento a usare un linguaggio criptico durante le conversazioni coi sodali, intimava ai suoi di non portare mai il telefono durante gli incontri. “Senza niente, neanche spento”, dice non sapendo di essere intercettato un uomo d’onore riferendosi all’ordine ricevuto.

Secondo gli inquirenti, Genova avrebbe partecipato a importanti vertici di mafia con Giuseppe Greco, il senatore, boss di Ciaculli, Giovanni Giordano della Noce e Giancarlo Seidita e Pietro Tumminia del clan di Altarello. Genova, dunque, aveva rapporti con i capi dei principali clan della città e, secondo i pm, impartiva ai sottoposti le indicazioni necessarie alla gestione delle estorsioni e sovrintendeva alle messe a posto anche fuori dai confini del suo mandamento. Di lui un favoreggiatore dei Graviano diceva: “è il tutto”.

Il controllo del clan di Resuttana

Il clan di Resuttana aveva il controllo, esercitato attraverso una stretta imposizione del pizzo, delle imprese di pompe funebri che gravitano attorno all’ospedale Villa Sofia di Palermo. Emerge dall’indagine della Procura del capoluogo che oggi ha portato a 18 arresti. Diverse intercettazioni svelano le pressioni esercitate dai boss sulle agenzie. In una conversazione registrata due degli indagati, Michelangelo Messina e Sergio Giannusa, si mostrano indispettiti perché, andati a riscuotere la “tassa” del clan, non trovano il titolare. All’impiegato dicono di riferire alla vittima che non avrebbe più lavorato.

“Gli dici che se ne vanno, se ne devono andare tutti, si stannu a casa”, dicono. Sempre da un’intercettazione emergono i problemi nella riscossione del pizzo che il clan ha per le difficoltà economiche di una impresa. “Ti posso dare 500 euro ora. Siccome ho due morti, fammi incassare”, chiede la vittima al boss.

I vecchi boss e le critiche alle nuove leve

I vecchi boss criticano le nuove leve mafiose e, ribadendo i vincoli indissolubili che legano gli affiliati a Cosa nostra, manifestano il loro disprezzo per i nuovi affiliati che, nonostante siano vincolati all’osservanza di un rigido codice d’onore, sarebbero a dire dei “vecchi” di bassissimo spessore. “No ‘cuci’ (cugino ndr) lo sai cos’è? Lo sai cos’è? Mi senti a me? Purtroppo, ormai la situazione è andata a scemare…Ormai fuori il novanta per cento delle persone danno confidenza a cani e porci!”, dice un affiliato al boss Sergio Giannusa che conviene: “Bravo! È la verità!”.

La complicità di professionisti e imprenditori

L’indagine della dda di Palermo che ha portato a 18 misure cautelari a carico del clan Resuttana ha accertato le complicità con i boss di alcuni professionisti e imprenditori. Tra i destinatari del provvedimento ci sono anche alcuni insospettabili, appartenenti alla cosiddetta “zona grigia” ed espressione delle contiguità tra professionisti locali, medi e piccoli imprenditori ed esponenti, anche apicali, del mandamento mafiosi. Tra gli indagati ci sono, infatti un commercialista, un notaio, sospettato di concorso in tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, un imprenditore edile, un imprenditore nel settore calzature, sospettato di concorso in associazione di stampo mafioso ed estorsione aggravata dal metodo mafioso ed infine un ristoratore. Il gip ha disposto il sequestro preventivo delle società Almost food srls e la Gbl food srls che gestiscono l catena di esercizi commerciali con insegna “Antica polleria Savoca”, che, secondo i pm , sarebbero in realtà imprese mafiose.

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