(Ha collaborato Edoardo Ullo)
Dalle polemiche sulle partecipate in consiglio comunale alla fratellanza sul campo di calcetto. Insolito martedì quello di alcuni “coraggiosi” consiglieri comunali che hanno sfidato l’umidità e la, oggettiva, condizione atletica precaria (nonostante anche le rotondità siano una forma), per scendere in campo e “scontrarsi” a suon di tackle e tiri in porta.
E’ andata così in scena una particolare partita di calcetto (o calcio a 5 per i più raffinati), fra gli esponenti di Sala delle Lapidi. Maggioranza e opposizioni mischiati come mai in aula, uniti dai valori dell’agonismo (laddove la famosa forma fisica lo permetta) sportivo.
Quello andato in onda su una nota web tv palermitana potrebbe essere paragonabile alla finale dei play off tra Palermo-Padova che ha attirato 33mila spettatori al Barbera.
Perché la partita tra i consiglieri comunali è andata in streaming con tanto di commento tecnico a cura del collega Michele Cusumano che, stoicamente, è riuscito a commentare una partita dai contenuti tecnici più simili alla famosa sfida fra Scapoli e Ammogliati di fantozziana memoria.
Del resto come diceva De Coubertin (uno qualunque) l’importante è partecipare. In effetti, i consiglieri non erano in aula dove l’importante è soltanto ed esclusivamente vincere.
In campo così sono scesi i bianchi contro gli azzurri, un po’ come nel calciobalilla rossi contro blu. E viste le movenze, qualche similitudine l’abbiamo notata.
I bianchi sono scesi in campo con la seguente formazione: Gianluca Inzerillo (Capogruppo Forza Italia); Carmelo Miceli (Pd), Antonino Abbate (Lavoriamo per Palermo); Fabrizio Ferrara (neodeputato regionale di Fratelli d’Italia); Francesco Scarpinato (collega di partito di Ferrara e consigliere comunale); capitano Alessandro Anello (Lega, nonché, doveroso ricordarlo, ex giocatore professionista di calcio a 5 in massima serie ai tempi d’oro del Ficuzza).
A contrapporsi gli Azzurri con in porta Ugo Forello (+Europa), poi Giuseppe Milazzo (eurodeputato di Fratelli d’Italia), Massimo Giaconia (Progetto Palermo), Dario Chinnici (Lavoriamo per Palermo), Salvo Imperiale (Nuova Dc) e Antonio Rini (Fratelli d’Italia e sindaco di Ventimiglia di Sicilia).
Da una primissima analisi più politica che tecnica (si fa per dire), si nota una assenza eccellente: quella del Movimento 5 Stelle.
Tattica conservativa, ad onor del vero, per i due pentastellati Luigi Miceli ed Antonino Randazzo che si sono così “macchiati di codardia agonistica” (si intende) nei confronti dei colleghi d’aula.
E ci si sarebbe aspettati di vedere come giudice arbitro, Giulio Tantillo, presidente del consiglio comunale che di “arbitraggio” se ne intende essendo suo ruolo istituzionale. L’arbitro in campo non è mancato, ma era dell’Aia sezione di Palermo di cui Fabrizio Ferrara è diretto collaboratore.
Il livello di gioco, lo diciamo subito, non è stato dei più brillanti. Ma ad illuminare una serata che probabilmente qualunque telecronista presente non avrebbe esitato a definire opaca, è il giubbotto giallo di Totò Orlando, assessore ai lavori pubblici presente tra lo scarno pubblico che probabilmente si sarà chiesto – al di là della sua delega e da buon padre di famiglia – se dopo la scesa in campo dei suoi colleghi non sia stato opportuno rifare il fondo erboso del campo.
Totò Orlando, si sà, è un vero sportivo: lo ricordiamo come “affermato” giocatore di padel come i più ricorderanno immortalato in una famosa foto post match che lo vide protagonista assieme a Ugo Forello, Francesco Scarpinato ed Alessandro Anello.
I cari consiglieri comunali, soprattutto quelli di centrosinistra, ci scuseranno sicuramente se facciamo loro un piccolo rimbrotto sulle pari opportunità. Tanto decantate in aula, quanto dimenticate in campo: non c’era una donna tra i consiglieri in campo. Unica a presenziare è stata Mariangela Di Gangi (Progetto Palermo) che ha anche ingentilito la classica fotografia di rito. Mancava, però, ad esempio, l’assessore allo Sport Sabrina Figuccia. Sarebbe stato bello vederla in campo ad esempio contro colleghe come Giulia Argiroffi o, perché no, Germana Canzoneri.
Il lato agonistico della sfida ha visto un avvio a dir poco esaltante degli Azzurri (non quelli di Mancini che guarderanno i Mondiali in tv). E’ un vero e proprio ciclone: segnano in rapida successione: una doppietta fulminea di Imperiale intervallata da Giaconia. Il parziale di 3-0 dopo 6 minuti è impietoso. Ma non finisce qui: Chinnici e ancora Giaconia portano il parziale sul 5-0 dopo appena 13′ minuti.
Sotto di 5 e con probabilmente l’orgoglio che chiedeva soddisfazione, Alessandro Anello ha iniziato a giocare. I bianchi fanno una delle rimonte sportive più belle paragonabili a quella di Fuga per la Vittoria (Hatch, Pelè e Ardiles, scansatevi). Anello e soci segnano sei reti in 10 minuti ribaltando la situazione.
Anello e Scarpinato con una tripletta a testa portano i Bianchi in avanti. Poi Giaconia e Forello la combinano grossa, ricordando i recenti naufragi (si spera superati) della difesa del Palermo: confezionando un clamoroso autogol. Ed ancora Scarpinato, mattatore del match per i suoi, cala il poker prima dell’intervallo lungo portando il risultato parziale sull’8-5 per i Bianchi.
Giallo a fine primo tempo quando all’arbitro è risultato una rete in meno rispetto a quanto pensavano gli azzurri. Con Giulio Tantillo, ne siamo certi e non ce ne voglia l’arbitro designato per questa sfida epocale, certi dubbi non sarebbero sorti. Seduta sospesa… pardon, partita sospesa e rinviata all’indomani, unico appello. O al limite, più sbrigativamente, sarebbe andati ai rigori direttamente. E senza passare dal via.
Ma è il finale di partita ad essere al fulmicotone. Gli Azzurri che sembravano cotti e stracotti, ribaltano ancora una volta la situazione.
Il famoso quarto d’ora di fuoco fa sì che Chinnici, Rini, Imperiale, Milazzo e nel recupero (si vocifera al 112′) ancora Chinnici, segnino effettuando il più classico dei ribaltoni.
Tutti bravi, ma notiamo la mancanza di un portiere di ruolo tra i pali. Con tanti usceri nei palazzi comunali, un paio li avrebbero potuti convocare come fuori quota.
Abbracci, baci, complimenti, sorrisi e dichiarazioni post partita che ricordano quelle di Bearzot e Rossi ai mondiali dell’82. In campo, come in politica, del resto, si vince tutti al di là del risultato della partita.
E questo può anche andare bene per il futuro nella speranza che lo sport cementi effettivamente i rapporti umani al di là del colore politico.
Però, facciamo un po’ fatica a comprendere il perché di questa sciolinata con tanto di diretta streaming e commento tecnico quando proprio di tecnico queste partite non hanno nulla. Non sarà certo una partita di calcetto a salvare Palermo, ma chiaramente un risvolto sociale sarebbe stato gradito, apprezzato ed avrebbe anche giustificato una simile copertura mediatica. Altrimenti, tutto si riduce alla classica “Pupiata” patinata, fine a se stessa.