- Dati covid19 falsati in Sicilia, parla Miccichè
- Il Presidente riferirà all’Ars
- Intanto l’assessore Razza si dimette
- Musumeci lo aveva difeso in diretta nazionale
“Parlerò col presidente della Regione, ho provato a chiamarlo ma non sono riuscito a parlargli. E’ chiaro che dovrà venire a riferire in aula, vedremo se lo farà domani o dopodomani, anche in funzione delle notizie che dovrà avere sulla vicenda che tutti abbiamo letto sulle agenzie”. Così il presidente dell’Assemblea siciliana, Gianfranco Miccichè, in apertura di seduta parlamentare, rispondendo al capogruppo del M5s, Giovanni Di Caro, che nel suo intervento ha chiesto che “il governatore riferisca immediatamente in aula perché serve chiarezza su fatti gravissimi contestati dalla Procura di Trapani”, che indaga sulla presunta alterazione dei dati su positivi al Covid e tamponi trasmessi all’Iss.
Questa mattina la difesa in diretta tv
“Ho letto le agenzie, inutile dire che in questi casi si resta sorpresi. Noi le zone rosse le abbiamo anticipate non nascoste: è storia. Ma bisogna avere rispetto per la magistratura, ho fiducia nell’assessore Ruggero Razza, se fosse responsabile da solo adotterebbe le decisioni consequenziali. Bisogna essere sereni e fiduciosi, sono convinto che la verità emergerà prestissimo” aveva detto Nello Musumeci in diretta a Omnibus su La7, dopo l’inchiesta che ha portato ad arresti per alterazione dei dati su tamponi e positivi trasmessi all’Iss in cui è coinvolto come indagato, l’assessore alla Salute Ruggero Razza. Mentre il mondo politico chiedeva le dimissioni di Razza (poi arrivate) e attaccava anche lui il governatore ne prendeva le difese, sia dell’assessore che dell’operato del governo nel suo complesso “Quello che abbiamo fatto in un anno è stato improntato alla massima trasparenza, abbiamo sempre seguito la linea del rigore e della fermezza”.
Chiese la zona rossa quando non era giustificata dai dati
Musumeci si difende ricordando che proprio lui ha chiesto la zona rossa quando i dati (quelli noti ufficialmente) non la giustificavano “Fino alla scorsa settimana – ha proseguito – abbiamo chiesto noi a Roma la zona rossa perché noi guardavamo al numero dei morti. Facciamo andare avanti le indagini, gli avvisi di garanzia servono a fare chiarezza, lasciamo lavorare e alla fine ne trarremo le conclusioni”.
“E’ facile in questo momento fare ricostruzioni. Intanto abbiamo il dovere di chiederci, perché? A cosa serviva? Quale gara dovevamo vincere? Quale premio avremmo ottenuto, soprattutto nella prima fase? Se noi eravamo i primi a chiedere le misure di restrizione, se io stesso insieme all’assessore Razza abbiamo chiesto al governo nazionale due settimane di zona rossa quando tutta Italia faceva il possibile per rimanere in zona arancione. Ecco perché sono tranquillo, sono certo che la magistratura farà luce”.
Attacchi politici che fanno ‘accapponare la pelle’
Poi Musumeci si lancia in un attacco a chi lo attacca “Leggo dichiarazioni di rappresentanti politici che fanno accapponare la pelle, questa è una terra di giustizialisti: è una vergogna. Abbiamo visto quanti indagati poi sono usciti dalle inchieste. Quindi, calma calma… calma”.
“Questa terra dà fastidio quando non alimenta le cronache giudiziarie – ha aggiunto Musumeci -, abbiamo tenuto lontano in questi anni la Sicilia dalle inchieste. Ho fiducia in Razza, ed estrema fiducia nella magistratura: sono convinto che i fatti saranno chiariti”.
Schifani in difesa di Musumeci
In difesa di Musumeci arriva anche l’ex Presidente del Senato Renato Schifani “Ho il massimo rispetto nei confronti della magistratura che farà il suo lavoro. Ma non posso astenermi dall’osservare che fu il presidente Musumeci ad insistere con il governo nazionale perché alla Sicilia venisse applicata, nel mese di gennaio, la zona rossa. Sono pronto a confermarlo nelle opportune sedi, perché frutto della mia esperienza politica e personale nella logica dei rapporti di leale cooperazione tra organi dello Stato”.
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