Una storia più che surreale, al limite tra la commedia e la tragedia, viene da Terrasini, comune costiero del Palermitano. È vicenda che racconta di presunte tresche amorose e ricatti, e che sfocerà in un processo al Tribunale di Palermo.
Un uomo, Michele, che fa il pescatore, è sposato con Antonina. L’uomo inizia una tenera amicizia con Rosa, 37 anni, anche lei sposata, il consorte si chiama Antonino. Tra Michele e Rosa inizia una “storiella” fatta di scambi di messaggi e frasi amorose. Nella storia entra però Vincenzo, anche lui, 49 anni, si sarebbe invaghito di Rosa. Anche Vincenzo è sposato, la moglie si chiama Calogera. Preso da un attacco di collega e gelosia Michele pensa bene di informare i coniugi di Rosa e Vincenzo del flirt e qui la commedia si trasforma in dramma.
Il Gup Fabrizio Molinari ha deciso rinvio a giudizio di due coppie di coniugi. I quattro saranno processati per estorsione e minacce e la persona offesa, Michele, sarà parte civile, con gli avvocati Valentina Castellucci e Mauro Torti. E si cerca anche una quinta persona, un carabiniere fantomatico, che avrebbe agevolato un ricatto. La storia è raccontata dal Giornale di Sicilia.
In sostanza le due coppie di coniugi avrebbero chiesto a Michele 500 euro per punirlo e per “andare a mangiare e a divertirsi alle sue spalle, a San Vito lo Capo”, più altri 1000 per la sofferenza patita, a cui si aggiunsero 200 mila euro complessivi, per la crisi coniugale da lui provocata. E poi altri 500 dovevano darli a un carabiniere che li avrebbe aiutati, estrapolando le impronte digitali dalle lettere anonime e incastrando l’autore. Che poi era proprio lui: Michele, la vittima dei ricatti incrociati di Terrasini.
Tutto nasce quando Michele invia una lettera anonima a Vincenzo, di cui poi si pentirà raccontando tutto a Rosa. Per cercare di “mettere la buona” Michele aveva anche messo di mezzo un prete che potesse fare da “paciere”. Un tentativo risultato però vano. “Volevano 500 euro a titolo di pagamento spese per un non meglio indicato investigatore di Palermo – avrebbe raccontato Michele ai carabinieri di Terrasini – assunto per scoprire chi avesse inviato le missive anonime. Altri 500 da consegnare a un carabiniere che lavora a Carini, che Vincenzo indicava come cognato del fratello… Più altri mille euro a titolo di risarcimento per il danno morale». Le due coppie «avrebbero utilizzato i miei soldi per cenare assieme e divertirsi e dimenticare la vicenda”.
All’inizio Michele pagò la cifra di 500 a Vincenzo. Poi però si è presentato anche il marito di Rosa che chiese a Michele altri soldi a titolo di risarcimento per il flirt avuto con la propria moglie. L’uomo chiese duemila euro. Ma c’è di più, anche Rosa aveva confessato ad Antonina, moglie di Michele, della tresca col marito.
Il 66enne se ne andò a Verona per stemperare gli animi ma alla fine chiese 50 mila euro a ciascun componente delle due famiglie invischiate nella storia “in maniera stragiudiziale e bonaria, per il danno morale da me causato per una presunta crisi coniugale delle due coppie”. Una storia che adesso è finita nelle aule di tribunale.