Tagli del 26% al sistema dei trasporto Pubblico Locale, in pratica ad autobus e pullman che circolano in Sicilia collegando le nostre città. Tagli che si aggiungono ad un 30% in meno già stabilito dufrnate il governo Crocetta e che portano, negli ultimi anni, ad una riduzione complessiva del 50% delle risorse per il settore. Tagli tali da mettere a rischio l’intero settore.
L’Asstra, associazione che raggruppa gli operatori del Tpl, protesta ed annuncia inevitabili ripercussioni sia sul servizio e sulle tratte che sui livelli occupazionali visto che una simile riduzione sarebbe impossibile da riassorbire, sospende la partecipazione a tutti i tavoli tecnici e chiede un ripensamento della politica. (leggi qui la nota integrale di Asstra). Un allarme analogo nei giorni scorsi era arrivato dalle aziende partecipate dei Comuni e in particolare da Amat di Palermo e Amt di Catania.
Ma i tagli riguardano anche i trasporti marittimi. Diminuiscono i fondi anche per i collegamenti con le isole minori. Per far quadrare i conti in finanziaria sono stati tagliati i fondi per parchi e riserve naturali, per le ristrutturazioni degli immobili degli Istituti autonomi case popolari, diminuiscono gli accantonamenti di Protezione civile per eventuali calamità naturali. Ma non basta. Spariscono le borse regionali per la specializzazione di laureati in Medicina e Chirurgia, diminuiscono i fondi per i talassemici, per le comunità alloggio per minori e per i pazienti psichiatrici.
In questo clima è scaduto a mezzogiorno il termine per presentare gli emendamenti di modifica alla legge di stabilità siciliana e il documento approda, adesso, sia poiure con grande ritardo, a sala d’Ercole. Sono circa 1.300 gli emendamenti presentati dai deputati per l’aula, una ventina quelli al bilancio. Gli uffici stanno assemblando le norme.
Il Parlamento siciliano ha tempo, formalmente, fino alla mezzanotte di lunedì per approvare la manovra anche se i termini di legge, in passato, sono stati sforati più volte senza conseguenze se non sulla spesa regionale a partire dal ritardo degli stipendi pubblici.
Un percorso complesso, quello iniziato poco dopo le 15 e preceduto da una conferenza dei capigruppo che ha deciso di contingentare i tempi. Proprio la capigruppo, riunita dal presidente Gianfranco Miccichè, ha fissato in 5 ore i tempi per gli interventi dei deputati in aula, così distribuiti: M5s 64 minuti, Pd 43 minuti, Fi 30 minuti, Db 27 minuti, Udc 25 minuti, FdI 21 minuti, Pea 20 minuti, Sicilia Futura 19 minuti, gruppo Misto 23 minuti. Mezz’ora il tempo a disposizione per il governo.
Resta ancora da chiarire se si risucirà a trattare parallelamente anche il collegato alla Finanziaria che contiene le riforma come l’istituzione di Grande Irfis che accorpa Ircac e Crias e che al momento resta al palo. La Commissione Bilancio si riunirà dopo la seduta dell’aula di questo pomeriggio, impegnata nella discussione generale della manovra, per l’esame proprio del ‘collegato’ perchèp non si è rinunciato all’approvazione in parallelo ma come farlo non è del tutto certo.
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