L’ora della verità è giunta: oggi scade il termine ultimo posto dai vertici di Rap per l’emissione dell’ordinanza da parte del Comune di Palermo, dedita a sbloccare la situazione all’interno dell’impianto di Bellolampo. Atto che spetta all’Amministrazione ma che, ad ora, è assente. A pesare sulla situazione è il contenzioso fra Palazzo delle Aquile e la Curatela ex Amia, che sta tenendo in stallo la possibilità di utilizzo della III-bis e della IV vasca, nonchè lo scontro istituzionale fra Palazzo delle Aquile e la Regione Siciliana, attaccata in maniera plateale qualche ora fa dall’assessore Giusto Catania.
Bellolampo, il momento della verità è giunto?
Il momento delle risposte è però giunto. Nei giorni scorsi infatti, l’amministratore unico della Partecipata di piazzetta Cairoli Girolamo Caruso aveva ipotizzato azioni forti se da Palazzo delle Aquile non fossero arrivate risposte concrete su Bellolampo. “Io sto dando tempo fino a venerdì prossimo. Se si concretizzano le promesse, bene. Altrimenti, se non c’è la delibera, chiudo i cancelli di Bellolampo”, dichiarò Caruso la scorsa settimana. Relativamente alle richieste di Rap, l’azienda ha preteso l’emissione di un’ordinanza di Protezione Civile da parte del Comune di Palermo, con la quale si sbloccherebbe la possibilità di abbancare i rifiuti al momento presenti nello spiazzale del TMB all’interno della terza vasca bis e della quarta, sulla quale tra l’altro si dovranno condurre dei lavori relativi alla copertura.
Ciò, nelle intenzioni di Rap, permetterebbe di scaricare circa 350.000 metri cubi di spazzatura (100.000 nella III-bis e 250.000 nella IV). Fatto che farebbe guadagnare circa tre mesi alla partecipata che si occupa della gestione dei rifiuti di Palermo. Ciò permetterebbe infatti di attendere con serenità il completamento dei lavori del primo lotto della VII vasca, in corso di definizione a Bellolampo. Interventi che dovrebbero concludersi a luglio, permettendo così di uscire dall’attuale situazione di stallo. Ma senza l’ordinanza, il pastore non può cantare messa, il che lascerebbe l’impianto e quindi il capoluogo siciliano in una situazione d’emergenza. La VI vasca infatti è satura da tempo e l’azienda non può sostenere ulteriori extracosti per portare i rifiuti presenti negli spiazzali ad altro impianto. Secondo la stima fatta da Girolamo Caruso stesso, servirebbero ad occhio qualcosa come 54 milioni di euro. Cifre ad oggi impensabili, soprattutto alla luce dei problemi economico-finanziari di Palazzo delle Aquile.
L’attacco di Giusto Catania alla Regione
Un’ordinanza legata a doppio filo alla risoluzione del contenzioso fra il Comune di Palermo e la Curatela ex Amia. Una chiusura della partita chiesta con forza dalla Regione Siciliana, che aveva dato all’Amministrazione un termine perentorio di venti giorni per porre fine alla questione. Rapporti, quelli fra Palazzo delle Aquile e Palazzo Orleans, che potrebbero certamente essere migliori. Lo dimostra l’attacco da parte dell’assessore Giusto Catania che, non più tardi di ieri, ha attribuito alla Regione le attuali criticità in essere nell’impianto di Bellolampo.
“Se la città di Palermo è sporca gran parte delle responsabilità è da addebitare a chi governa la Regione Siciliana che continua a non avere un piano dei rifiuti; non riesce ad utilizzare milioni di euro disponibili per l’ammodernamento dell’impiantistica e per il potenziamento della raccolta differenziata. La bocciatura da parte della Commissione europea del piano regionale dei rifiuti evidenzia un disegno politico perverso. Perdere i soldi dell’Europa per l’impiantistica pubblica; aumentare le criticità ambientali nelle città; far passare il messaggio che la soluzione passa solo dai privati che stanno investendo sulla costruzione di inceneritori”.
“Questa strategia è fallimentare e induce tutte le città ad aumentare la produzione dei rifiuti indifferenziati, esattamente il contrario di quanto propone la strategia europea – ha sottolineato Giusto Catania, che poi ha attaccato -. È evidente che le manovre che la destra sta attuando in Sicilia sono funzionali ad alcune scelte devastanti anche per la città Palermo, a partire dalla privatizzazione della Rap“. Al di là del botta e risposta fra Comune e Regione, l’unica cosa certa è che l’impianto di Bellolampo, continuando così, potrebbe arrivare ad un punto di non ritorno.
La questione del contenzioso con la Curatela ex Amia
Qualche settimana fa si è arrivati, almeno a parole, molto vicini alla chiusura dell’impianto di Bellolampo. Ipotesi, quella messa in campo da Rap, scongiurata con l’ordinanza sindacale numero 52 del 2 maggio 2022. Atto che autorizzava la partecipata di piazzetta Cairoli a sversare all’interno della terza vasca bis. Un documento, quello messo in campo dall’Amministrazione, che mirava al “ricorso a speciali forme di gestione dei rifiuti presso il Polo Impiantistico di Bellolampo”. Un provvedimento con una validità prevista di sei mesi.
Nell’atto sottoscritto dal sindaco Orlando, l’Amministrazione aveva autorizzato lo sversamento di una volumetria di rifiuti fino a 98.000 metri cubi. Un “progetto già autorizzato – scrive l’Amministrazione nell’ordinanza – nelle more della definizione della formalizzazione della transazione con la Curatela fallimentare di ex-Amia, con susseguente passagggio della titolarità delle aree. Tutto ciò consentirebbe un graduale passaggio dalle condizioni emergenziali attuali a quelle di normalità”. Passaggio con la Curatela ad oggi non avvenuto e che quindi blocca Rap nei suoi piani di risoluzione dell’emergenza.
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