Silenzio e lacrime hanno accolto l’arrivo della salma di Sara Campanella, la giovane universitaria uccisa dal collega Alessandro Argentino. Il feretro si è fermato in piazza e i familiari si sono stretti in lacrime.

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“Un angelo, era un angelo”, hanno detto nel silenzio della piazza. Il corteo è arrivato nella chiesa delle Anime Sante in piazza a Misilmeri. Solo il rintocco delle campane ha interrotto il silenzio. Poi un urlo si è levato nella piazza.

“Sara vive”, e un applauso di tanti in attesa di dare l’ultimo saluto. Nella bara bianca la foto di Sara e un scritta “No Violenza”.

Una volta che la bara è entrata in chiesa la famiglia ha voluto riunirsi per un momento privato di preghiera. In chiesa sono entrati gli scout del gruppo di Misilmeri. La piazza è piena. Ci sono anche tanti che sono arrivati da Palermo e dai comuni vicini per dare un ultimo saluto alla ragazza.

In tanti si sono messi in fila in attesa di potere dare l’ultimo saluto a Sara Campanella la giovane di Misilmeri uccisa a Messina dal collega universitario Alessandro Argentino. “Mi auguro che questa partecipazione e clamore continui nei giorni del processo. Non per vendetta, ma per giustizia sì per Sara”. Lo dice una collega della maestra Cetty, come viene chiamata la mamma di Sara, insegnante di sostegno amata in tutte le scuole che ha frequentato.

“Non conoscevo Sara, ma la maestra Cetty sì ha lavorato nell’istituto comprensivo Tusa Mistretta ha lavorato da noia Castel Di Lucio e siamo scossi. Sara non è stata strappata solo agli affetti familiari ma all’intera società. Questa è la punta dell’iceberg di una società malata. Bisogna fare tanto e ripartire da qui”. Sono tanti che conoscevano la famiglia.

“Si conoscevo la famiglia è a lavorato con noi – dice un’altra collega in lacrime – Abbiamo una bella amicizia con la maestra Cetty e conoscevo tutti. Ho i figli anch’io e non ci posso credere a una tragedia immane”.

In queste ore nella zona della piazza del paese si è formato un lungo serpentone di tante persone che sono rimaste colpite da questa tragedia. “Io non conoscevo Sara, ma Sara potevo essere io, Sara poteva essere ognuna di noi. Sara rappresenta tutti. Io vivo fuori e so che cosa significa vivere da soli e credere di potercela fare da soli – dice una ragazza in attesa di entrare in chiesa – ma a volte bisogna chiedere aiuto. Sara pensava di potere gestire da sala questa situazione e bisogna crederci che queste situazioni possiamo gestirle da soli.

Questa società deve darci questa possibilità. I ragazzi devono capire che no è no. Le famiglie devono insegnare che no è no. Dalle persone agli oggetti. Se è no è no e basta. Devi dare alle persone di potere scegliere e Sara non ha avuto questa possibilità. Io spero di potere vivere una vita libera”.

“Mi amo troppo per stare con chiunque. Sara Campanella figlia di tutti noi”. Un lenzuolo bianco molto grande è stato appeso in una palazzina in piazza a Misilmeri dove è stata allestita la camera ardente per la giovane universitaria uccisa a Messina dal collega Alessandro Argentino.

“E’ un momento di dolore. Misilmeri piange  – dice la segretaria provinciale della Cisl di Palermo e Trapani Federica Badami di Misilmeri – Il nostro paese è distrutto. C’ un silenzio assordante. Per strada la gente non ha nemmeno la forza di parlare. Quando lo vedi in tv tu pensi che non ti possa mai capitare, ma quando succede ad una comunità coesa come quella di Misilmeri il dolore si sente e si avverte per le strade. La scuola da sola non può educare gli studenti. Serve una rete con le famiglie e con le istituzioni per educare l’uomo che anche se una donna dice no è no anche se prima ha detto dieci sì. Il no è no”.