Come si è trasformata la Chiesa cattolica sotto la guida di Papa Bergoglio? È la domanda che si è posto il giornalista e scrittore Arturo Diaconale, firmando un saggio dal titolo “Santità! Ma possiamo continuare a dirci cristiani?”, edito da Rubbettino. Attorno a questo tema a Palazzo Reale di Palermo (Sala Pio La Torre) si svolgerà una presentazione in stile “talk” con esponenti delle istituzioni politiche ed ecclesiastiche giovedì 20 giugno 2019, alle ore 17,30.
Un evento promosso dall’Assemblea Regionale Siciliana e dalla Fondazione Federico II in collaborazione con la testata on line L’Opinione della Sicilia, edizione siciliana de L’Opinione delle Libertà, di cui Diaconale è direttore. Saranno presenti, oltre all’autore Diaconale, il Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana Gianfranco Miccichè, l’Assessore alle Culture del Comune di Palermo Adham Darawsha, Monsignor Giovanni Lanzafame (antropologo e mariologo). Conduce il giornalista Guido Monastra.
Diaconale indaga sulla libertà individuale e sulla separazione tra Stato e Chiesa, tratti identitari della civiltà occidentale. Nell’attuale situazione storica, dove è in atto non solo una scissione all’interno della Chiesa stessa, ma all’interno del mondo laico, il giornalista s’interroga sulle ragioni che hanno portato il Cristianesimo ad abbandonare il suo bimillenario legame con l’Occidente. Diaconale pone un quesito provocatorio: può un laico liberale continuare – con Benedetto Croce – a dirsi cristiano? E come può farlo, se il massimo rappresentante della cristianità respinge e ripudia la metà della propria identità? Se la Chiesa resiste da oltre duemila anni è perché ha avuto la capacità di adattarsi ai cambiamenti del mondo in cui ha operato. Ma Papa Bergoglio, da buon gesuita cresciuto a pane, peronismo e terzomondismo anticolonialista e anticapitalista, si è spinto più in là dei suoi predecessori. Fino a trasformare l’istituzione inventata da San Paolo nella più grande Ong senza navi del pianeta, specializzata nel terreno del politicamente corretto. Abbracciando un modello globalista e pauperista di multiculturalismo e immigrazione incontrollata, il Cristianesimo sembra voler abbandonare il suo bimillenario legame con l’Occidente, per diventare una sorta di sincretismo buonista universale.
Ma rinunciare alla propria identità, proprio nel momento in cui non solo il radicalismo islamico ma l’intero mondo dell’Islam usa il proprio mastice religioso per lanciare la propria offensiva di rivalsa e di “Reconquista” nei confronti dell’Occidente, significa arrendersi prima ancora di combattere. Tutto questo viene presentato come una svolta progressista diretta al dialogo con le altre religioni monoteiste. In realtà, si tratta di una scelta regressiva che finisce con il cancellare quel tratto identitario della civiltà occidentale – cioè la libertà individuale e la separazione tra Stato e Chiesa – che è una delle componenti indispensabili del Cristianesimo.
Arturo Diaconale, dal 2015 al 2018 è stato membro del Consiglio di amministrazione della Rai. Dal 2016 è responsabile della comunicazione della Società sportiva Lazio. Ha pubblicato: Tecnica postmoderna del colpo di Stato: magistrati e giornalisti (Spirali, 1995); ha curato, con Davide Giacalone, Democrazia e Libertà (Rubbettino, 2004); Iran e Israele: Olocausto nucleare (Koinè Nuove Edizioni, 2005); Per l’Italia. Un’idea nazionale, un’idea liberale (Rubbettino, 2012); L’anno del Peron alla Fiorentina (L’Opinione editrice, 2014).