Primo danno al cuore della città. Sono passate poco più di 48 ore e il carro di Santa Rosalia, ammirato durante la parata del 14 luglio scorso, presenta un danneggiamento sulla parte posteriore. E così, il simbolo di devozione e tradizione dei palermitani finisce in brutte mani. Ora, è caccia ai responsabili. Durante la notte del 16 luglio, alcuni cittadini sono stati sorpresi salire sopra il “veicolo santo” per scattare qualche selfie in compagnia di amici e parenti. Attualmente, questo, staziona presso piazza Kalsa delimitato da una recinzione, per impedire appunto che nessuno lo danneggi.

L’episodio

Il carro trionfale di appena 9 metri non è riuscito a sfuggire agli atti vandalici. Decine di palermitani hanno provocato danni significativi alla struttura nonostante questa fosse recintata. Alcuni, oltre ad osservarla, hanno ignorato la recinzione che la circondava e, salendo sul veicolo per scattare delle fotografie, hanno staccato parte del retro. Sul posto, è poi scoppiato un dibattito: chi cercava di impedire il passaggio all’interno, chi invece sosteneva che salire sul mezzo fosse motivo di devozione alla Santuzza.

Il carro di Santa Rosalia è un’icona della festa in onore della patrona di Palermo e il suo danneggiamento ha suscitato molta tristezza tra i presenti.

“La turistificazione è la nuova peste”, striscione contro il turismo di massa al Festino

Durante la tradizionale sfilata del carro di Santa Rosalia lungo corso Vittorio Emanuele II, è stato esposto uno striscione accompagnato da una pioggia di coriandoli che rimandano al documento di costituzione dell’”Assemblea permanente contro la turistificazione” a Palermo. Sullo striscione campeggiava la scritta “La turistificazione è la nuova peste” con l’aggiunta di una richiesta rivolta alla santuzza: “dov’è finita casa mia?”.

La denuncia dell’impatto del turismo su Palermo

Come spiegato dagli organizzatori, si è trattato di un’azione di denuncia di come l’industria del turismo stia trasformando Palermo, facendo dello spazio pubblico uno spazio utile solo al consumo da parte di chi lo attraversa per poche ore, sacrificando il diritto all’abitabilità di chi invece la città la vive quotidianamente. “Quattro anni fa, l’industria del turismo era stata completamente bloccata dalla pandemia di Covid-19. Da allora, le agenzie di promozione turistica si sono dedicate a ripristinare il settore ai livelli pre-pandemici, senza però alcuna seria riflessione sul deserto prodotto in centro storico dall’assenza di turisti e sull’impoverimento di ogni forma di socialità e di approccio alla fruizione dello spazio urbano al di fuori dei paradigmi legati alla produzione e alla mercificazione”.

Impatto sulla situazione abitativa

Il turismo e tutto il suo indotto porta con sé conseguenze sempre più pesanti per l’accesso alla casa, drogando il mercato degli affitti attraverso piattaforme come Airbnb o Booking. “Oggi chi cerca casa a Palermo trova quasi solo appartamenti fatiscenti o dai prezzi esorbitanti, e il problema non è più limitato al solo centro storico ma si allarga a fasce sempre più ampie della città. Questa situazione è ancor più gravosa per le persone emarginate o vittime di discriminazioni, che oltre alla barriera economica si vedono negato il diritto all’abitare”.

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